venerdì 6 ottobre 2017

Udienza ai partecipanti al Congresso “Child Dignity in the Digital World” (Roma, 3-6 ottobre 2017). Discorso del Santo Padre



Udienza ai partecipanti al Congresso “Child Dignity in the Digital World” (Roma, 3-6 ottobre 2017). Discorso del Santo Padre: "La Chiesa "aderisce all’obiettivo di «porre fine all’abuso, allo sfruttamento, al traffico e ad ogni forma di violenza e di tortura nei confronti dei minori» enunciato dalle Nazioni Unite nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 (...). Lavoriamo dunque insieme per avere sempre il diritto, il coraggio e la gioia di guardare negli occhi i bambini del mondo." 
Sala stampa della Santa Sede 
[Text: Italiano, Español, English, Français]


"E' un errore di prospettiva la visione ideologica e mitica della rete come regno della libertà senza limiti. La rete ha aperto uno spazio nuovo e larghissimo di libera espressione e scambio delle idee e delle informazioni. E’ certamente un bene, ma, come vediamo, ha anche offerto strumenti nuovi per attività illecite orribili e, nel campo di cui ci occupiamo, per l’abuso e l’offesa della dignità dei minori, per la corruzione delle loro menti e la violenza sui loro corpi. Qui non si tratta di esercizio di libertà, ma di crimini, contro cui bisogna procedere con intelligenza e determinazione, allargando la collaborazione dei governi e delle forze dell’ordine a livello globale, come globale è diventata la rete."
Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al primo Congresso “Child Dignity in the Digital World” – “La dignità del minore nel mondo digitale”, promosso e organizzato dal Centre for Child Protection presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma, dal 3 al 6 ottobre 2017. Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’Udienza:
Discorso del Santo Padre
Eminenze,
Signor Presidente del Senato, Signora Ministro,
Eccellenze, Magnifico Rettore,
Signori Ambasciatori, distinte Autorità, Professori, Signore e Signori,
ringrazio il Rettore dell’Università Gregoriana, P. Nuno da Silva Gonçalves, e la ragazza rappresentante dei giovani per le loro cortesi e interessanti parole di introduzione a questo nostro incontro. Ringrazio tutti voi per la vostra presenza qui questa mattina, per avermi comunicato i risultati del vostro lavoro e soprattutto per aver condiviso le vostre preoccupazioni e il vostro impegno per affrontare insieme, in favore dei minori di tutto il mondo, un problema nuovo e gravissimo, caratteristico del nostro tempo

Un problema che non era ancora stato studiato e discusso collegialmente, con il concorso di tante competenze e figure di responsabilità diverse, come avete voluto fare in questi giorni: il problema della protezione efficace della dignità dei minori nel mondo digitale.
Il riconoscimento e la difesa della dignità della persona umana è principio e fondamento di ogni retto ordine sociale e politico, e la Chiesa ha riconosciuto la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) come una “vera pietra miliare sulla via del progresso morale dell’umanità” (cfr Discorsi di Giovanni Paolo II all’ONU nel 1979 e nel 1995). Nella stessa linea, ben consapevole che i fanciulli sono fra i primi a dover ricevere attenzione e protezione, la Santa Sede ha salutato con favore la Dichiarazione dei diritti del fanciullo (1959) e ha aderito alla relativa Convenzione (1990) e ai due Protocolli facoltativi (2001). La dignità e i diritti dei fanciulli devono infatti essere protetti dagli ordinamenti giuridici come beni estremamente preziosi per tutta la famiglia umana (cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, nn. 244-245).
Su questi principi ci troviamo quindi pienamente e saldamente concordi e sulla base di essi dobbiamo anche operare concordemente. Dobbiamo farlo con decisione e con vera passione, guardando con tenerezza a tutti i bimbi che vengono al mondo, ogni giorno e sotto ogni cielo, bisognosi anzitutto di rispetto, ma anche di cura e di affetto per poter crescere in tutta la meravigliosa ricchezza delle loro potenzialità.
La Scrittura ci parla della persona umana creata da Dio a propria immagine. Quale affermazione più forte si può fare sulla sua dignità? Il Vangelo ci parla dell’affetto e dell’accoglienza di Gesù per i bambini, che Egli prende fra le braccia e benedice (cfr Mc 10,16), perché «a chi è come loro appartiene il Regno dei cieli» (Mt 19,14). E le parole più dure di Gesù sono proprio per chi dà scandalo ai piccoli: «Conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare» (Mt 18,6). Dobbiamo dunque dedicarci alla protezione della dignità dei minori con tenerezza ma anche con grandissima determinazione, contrastando con tutte le forze quella cultura dello scarto che oggi si manifesta in molti modi a danno soprattutto dei più deboli e dei più vulnerabili, come sono appunto i minori.
Viviamo un mondo nuovo, che quando eravamo giovani non avremmo neppure potuto immaginare. Lo definiamo con due semplici parole – “mondo digitale – digital world” – ma è il frutto di uno straordinario impegno della scienza e della tecnica, che ha trasformato in pochi decenni il nostro ambiente di vita e il nostro modo di comunicare e di vivere, e sta trasformando in un certo senso il nostro stesso modo di pensare e di essere, influendo in profondità sulla percezione delle nostre possibilità e della nostra identità.
Da una parte ne siamo come ammirati e affascinati, per le potenzialità bellissime che ci apre, dall’altra suscita in noi timore e forse paura, quando vediamo la rapidità di questo sviluppo, i problemi nuovi e non previsti che ci pone, le conseguenze negative – quasi mai volute eppure reali – che porta con sé. Giustamente ci domandiamo se siamo capaci di guidare i processi che noi stessi abbiamo messo in moto, se non ci stanno sfuggendo di mano, se stiamo facendo abbastanza per tenerli sotto controllo.
E’ questa la grande domanda esistenziale dell’umanità di oggi di fronte a diversi aspetti della crisi globale, che è insieme ambientale, sociale, economica, politica, morale e spirituale.
Voi vi siete riuniti, rappresentanti di diverse discipline scientifiche, di diversi campi di impegno operativo nelle comunicazioni digitali, nelle leggi e nella politica, proprio perché siete coscienti della serietà di queste sfide connesse al progresso scientifico-tecnico, e con lungimiranza avete concentrato la vostra attenzione su quella sfida che probabilmente è la più cruciale di tutte per l’avvenire della famiglia umana: la protezione della dignità dei giovani, della loro crescita sana, della loro gioia e della loro speranza.
Sappiamo che oggi i minori sono più di un quarto degli oltre tre miliardi di utilizzatori di internet, e questo vuol dire che oltre 800 milioni di minori navigano nella rete. Sappiamo che nella sola India nell’arco di due anni oltre 500 milioni di persone avranno accesso alla rete, e la metà di esse saranno minori. 

Che cosa trovano nella rete? E come sono considerati da chi, in diversi modi, ha potere sulla rete?
Dobbiamo avere gli occhi aperti e non nasconderci una verità che è spiacevole e non vorremmo vedere. Del resto, non abbiamo forse capito abbastanza in questi anni che nascondere la realtà degli abusi sessuali è un errore gravissimo e fonte di tanti mali? Allora, guardiamo la realtà, come l’avete guardata voi in questi giorni. Nella rete dilagano fenomeni gravissimi: la diffusione di immagini pornografiche sempre più estreme perché con l’assuefazione si alza la soglia di stimolazione; il crescente fenomeno del sexting fra i giovani e le ragazze che usano i social media; il bullismo che si esprime sempre più online ed è vera violenza morale e fisica contro la dignità degli altri giovani; la sextortion; l’adescamento dei minori a scopo sessuale tramite la rete è ormai un fatto di cui le cronache parlano continuamente; per arrivare fino ai crimini più gravi e spaventosi dell’organizzazione online del traffico delle persone, della prostituzione, perfino dell’ordinazione e della visione in diretta di stupri e violenze su minori commessi in altre parti del mondo. La rete ha perciò un suo aspetto oscuro e delle sue regioni oscure (la dark net) dove il male trova modi sempre nuovi e più efficaci, pervasivi e capillari per agire ed espandersi. La vecchia diffusione della pornografia a mezzo stampa era un fenomeno di piccole dimensioni rispetto a ciò che sta avvenendo oggi in misura rapidamente crescente attraverso la rete. Di tutto questo, avete parlato con chiarezza, in modo documentato e approfondito, e ve ne siamo grati.
Di fronte a tutto ciò restiamo certamente inorriditi. Ma purtroppo restiamo anche disorientati. Come sapete bene e ci insegnate, caratteristica della rete è proprio la sua natura globale, che copre il pianeta superando ogni confine, diventando sempre più capillare, raggiungendo dovunque ogni genere di utilizzatore, anche i bambini, tramite dispositivi mobili sempre più agili e maneggevoli. Perciò oggi nessuno al mondo, nessuna autorità nazionale da sola si sente capace di abbracciare adeguatamente e di controllare le dimensioni e lo sviluppo di questi fenomeni, che si intrecciano e si collegano con altri problemi drammatici connessi alla rete, come i traffici illeciti, la criminalità economica e finanziaria, il terrorismo internazionale. Anche dal punto di vista educativo ci sentiamo disorientati, perché la rapidità dello sviluppo mette “fuori gioco” le generazioni più anziane, rendendo difficilissimo o quasi impossibile il dialogo fra le generazioni e la trasmissione equilibrata delle norme e della saggezza di vita acquisita con l’esperienza degli anni.
Ma non dobbiamo lasciarci dominare dalla paura, che è sempre una cattiva consigliera. E nemmeno lasciarci paralizzare dal senso di impotenza che ci opprime di fronte alla difficoltà del compito. Siamo invece chiamati a mobilitarci insieme, sapendo che abbiamo bisogno gli uni degli altri per cercare e trovare le vie e gli atteggiamenti corretti per dare risposte efficaci. Dobbiamo aver fiducia che «è possibile allargare nuovamente lo sguardo, e la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di riorientarla e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale»(Enc. Laudato si’, 112).
Perché questa mobilitazione sia efficace, vi invito a contrastare decisamente alcuni possibili errori di prospettiva. Mi limito ad indicarne tre.
Il primo è sottovalutare il danno che viene fatto ai minori dai fenomeni prima ricordati. La difficoltà di arginarli ci può indurre nella tentazione di dire: “In fondo la situazione non è poi così grave…”. Ma i progressi della neurobiologia, della psicologia, della psichiatria, portano invece a rilevare l’impatto profondo delle immagini violente e sessuali sulle menti malleabili dei bambini, a riconoscere i disturbi psicologici che si manifestano nella crescita, le situazioni e i comportamenti di dipendenza, di vera schiavitù conseguenti all’abuso nel consumo di immagini provocanti o violente. Sono disturbi che incideranno pesantemente sull’intera vita dei bambini di oggi.
E qui mi sia permesso di fare un’osservazione. Giustamente si insiste sulla gravità di questi problemi per i minori, ma di riflesso si può sottovalutare o cercare di far dimenticare che esistono anche problemi per gli adulti e che il limite di distinzione fra la minore e la maggiore età è necessario per le normative giuridiche, ma non è sufficiente per affrontare le sfide, perché la diffusione della pornografia sempre più estrema e degli altri usi impropri della rete non solo causa disturbi, dipendenze e gravi danni anche fra gli adulti, ma incide effettivamente anche sull’immaginario dell’amore e sulle relazioni tra i sessi. E sarebbe una grave illusione pensare che una società in cui il consumo abnorme del sesso nella rete dilaga fra gli adulti sia poi capace di proteggere efficacemente i minori.
Il secondo errore è pensare che le soluzioni tecniche automatiche, i filtri costruiti in base ad algoritmi sempre più raffinati per identificare e bloccare la diffusione delle immagini abusive e dannose siano sufficienti per fronteggiare i problemi. Certamente si tratta di misure necessarie. Certamente le imprese che mettono a disposizione di milioni di persone social media e strumenti informatici sempre più potenti, capillari e veloci, devono investire in ciò una parte proporzionalmente considerevole dei loro grandi proventi economici. Ma è anche necessario che, all’interno stesso della dinamica dello sviluppo tecnico, la forza dell’esigenza etica sia sentita dai suoi attori e protagonisti con molto maggiore urgenza, in tutta la sua ampiezza e nelle sue diverse implicazioni.
E qui ci troviamo a fare i conti con il terzo possibile errore di prospettiva, che consiste nella visione ideologica e mitica della rete come regno della libertà senza limiti. Giustamente sono presenti fra voi anche rappresentanti di chi deve fare le leggi e di chi deve farle osservare a garanzia e tutela del bene comune e delle singole persone. La rete ha aperto uno spazio nuovo e larghissimo di libera espressione e scambio delle idee e delle informazioni. E’ certamente un bene, ma, come vediamo, ha anche offerto strumenti nuovi per attività illecite orribili e, nel campo di cui ci occupiamo, per l’abuso e l’offesa della dignità dei minori, per la corruzione delle loro menti e la violenza sui loro corpi. Qui non si tratta di esercizio di libertà, ma di crimini, contro cui bisogna procedere con intelligenza e determinazione, allargando la collaborazione dei governi e delle forze dell’ordine a livello globale, come globale è diventata la rete.
Di tutto questo avete discusso fra voi, e nella “Dichiarazione” che poco fa mi avete presentato avete indicato diverse delle direzioni in cui va promossa la collaborazione concreta fra tutti gli attori, chiamati a impegnarsi per affrontare la grande sfida della difesa della dignità dei minori nel mondo digitale. Appoggio con molta decisione e con slancio gli impegni che vi assumete.
Si tratta di risvegliare la consapevolezza della gravità dei problemi, di fare leggi adeguate, di controllare gli sviluppi della tecnologia, di identificare le vittime e perseguire i colpevoli di crimini, di assistere i minori colpiti per riabilitarli, di aiutare gli educatori e le famiglie a svolgere il loro servizio, di essere creativi nell’educazione dei giovani a un adeguato uso di internet – che sia sano per loro stessi e per gli altri minori –, di sviluppare la sensibilità e la formazione morale, di continuare la ricerca scientifica in tutti i campi connessi con questa sfida.
Giustamente esprimete l’auspicio che anche i leader religiosi e le comunità di credenti partecipino a questo sforzo comune, mettendo in campo tutta la loro esperienza, la loro autorevolezza e capacità educativa e di formazione morale e spirituale. In effetti, solo la luce e la forza che vengono da Dio ci possono permettere di affrontare le nuove sfide. Per quanto riguarda la Chiesa Cattolica, voglio assicurare la sua disponibilità e il suo impegno. Come tutti sappiamo, la Chiesa Cattolica negli anni recenti è diventata sempre più consapevole di non aver provveduto a sufficienza al proprio interno alla protezione dei minori: sono venuti alla luce fatti gravissimi di cui abbiamo dovuto riconoscere le responsabilità di fronte a Dio, alle vittime e alla pubblica opinione. Proprio per questo, per le drammatiche esperienze fatte e per le competenze acquisite nell’impegno di conversione e purificazione, la Chiesa sente oggi un dovere particolarmente grave di impegnarsi in modo sempre più profondo e lungimirante per la protezione dei minori e la loro dignità, non solo al suo interno, ma in tutta la società e in tutto il mondo; e ciò non da sola – perché evidentemente insufficiente – ma dando la propria collaborazione fattiva e cordiale a tutte le forze e le componenti della società che si vogliono impegnare nella stessa direzione. In questo senso, essa aderisce all’obiettivo di «porre fine all’abuso, allo sfruttamento, al traffico e ad ogni forma di violenza e di tortura nei confronti dei minori» enunciato dalle Nazioni Unite nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 (Obiettivo 16.2).
In moltissime occasioni e in tanti Paesi diversi i miei occhi incontrano quelli dei bambini, poveri e ricchi, sani e malati, gioiosi e sofferenti. Essere guardati dagli occhi dei bambini è un’esperienza che tutti conosciamo e che ci tocca fino in fondo al cuore, e che ci obbliga anche a un esame di coscienza. Che cosa facciamo noi perché questi bambini possano guardarci sorridendo e conservino uno sguardo limpido, ricco di fiducia e di speranza? Che cosa facciamo perché non venga rubata loro questa luce, perché questi occhi non vengano turbati e corrotti da ciò che incontreranno nella rete, che sarà parte integrante e importantissima del loro ambiente di vita?
Lavoriamo dunque insieme per avere sempre il diritto, il coraggio e la gioia di guardare negli occhi i bambini del mondo.

Traduzione in lingua francese

Eminences,
Monsieur le Président du Sénat, Madame Ministre,
Excellences, Recteur Magnifique,
Messieurs les Ambassadeurs, distinguées Autorités, Professeurs, Mesdames et Messieurs,
Je remercie le Recteur de l’Université Grégorienne, le Père Nuno da Silva Gonçalves, et la jeune fille qui représente les jeunes pour leurs aimables et intéressantes paroles d’introduction à notre rencontre. Je vous remercie tous pour votre présence ici ce matin, pour m’avoir communiqué les résultats de votre travail et surtout d’avoir partagé vos préoccupations et votre engagement pour affronter ensemble, en faveur des mineurs du monde entier, un problème nouveau et très grave, caractéristique de notre époque. Un problème qui n’avait pas encore été étudié et discuté de manière collégiale, avec le concours de nombreuses compétences et personnes aux responsabilités diverses, comme vous avez voulu le faire ces jours-ci : le problème de la protection efficace de la dignité des mineurs dans le monde numérique.
La reconnaissance et la défense de la dignité de la personne humaine est principe et fondement de tout ordre social et politique juste, et l’Eglise a reconnu la Déclaration universelle des droits de l’homme (1948) comme une « vraie pierre milliaire sur la voie du progrès moral de l’humanité » (cf. Discours de Jean-Paul II à l’ONU en 1979 et en 1995). Dans la même ligne, bien conscient que les enfants sont parmi les premiers qui doivent recevoir attention et protection, le Saint-Siège a salué favorablement la Déclaration des droits de l’enfant (1959) et a adhéré à la Convention correspondante (1990) ainsi qu’aux deux Protocoles facultatifs (2001). La dignité et les droits des enfants doivent, en effet, être protégés par les régimes juridiques comme des biens extrêmement précieux pour toute la famille humaine (cf. Compendium de la Doctrine Sociale de l’Eglise, n. 244-245).
Sur ces principes nous sommes donc pleinement et fermement d’accord et nous devons également, sur leur base, travailler d’un commun accord. Nous devons le faire avec détermination et avec une vraie conviction en regardant avec tendresse tous les enfants qui viennent au monde, chaque jour et sous tous les cieux, qui ont besoin avant tout de respect, mais aussi d’attention et d’affection afin de pouvoir grandir dans toute la merveilleuse richesse de leurs potentialités.
L’Ecriture nous parle de la personne humaine créée par Dieu à son image. Quelle affirmation plus forte pourrait-être faite à propos de sa dignité ? L’Evangile nous parle de l’affection et de l’accueil de Jésus pour les enfants, qu’il prend dans les bras et bénit (cf. Mc 10, 16), parce que « le royaume des Cieux est à ceux qui leur ressemblent » (Mt 19, 14). Et les paroles les plus dures de Jésus concernent justement ceux qui scandalisent les plus petits ; « il est préférable pour lui qu’on lui accroche au cou une de ces meules que tournent les ânes et qu’il soit englouti en pleine mer » (Mt 18, 6). Nous devons donc nous consacrer à la protection de la dignité des mineurs avec tendresse mais aussi avec une très grande détermination, en opposition à toutes les forces de cette culture du rebut qui aujourd’hui se manifeste de multiples manières au détriment surtout des plus faibles et des plus vulnérables, comme le sont, précisément, les mineurs.
Nous vivons dans un monde nouveau, que nous n’aurions même pas pu imaginer lorsque nous étions jeunes. Nous le définissons par deux mots simples – “monde numérique – digital world” - mais il est le fruit d’un engagement extraordinaire de la science et de la technique, qui a transformé en peu de décennies notre milieu de vie et notre manière de communiquer et de vivre, et qui est en train de transformer, dans un certain sens, notre manière même de penser et d’être, en influençant en profondeur la perception de nos possibilités et de notre identité.
Nous en sommes, d’une part, comme étonnés et fascinés par les très belles potentialités qui s’ouvrent à nous ; d’autre part cela suscite en nous une crainte et peut-être une peur, quand nous voyons la rapidité de ce développement, les problèmes nouveaux et imprévus qui se posent à nous, les conséquences négatives – presque jamais voulues et cependant réelles – qu’il comporte. Nous nous demandons avec raison si nous sommes capables de conduire les processus que nous-mêmes avons mis en route, s’ils ne nous échappent pas, si nous faisons assez pour les garder sous contrôle.
Voilà la grande question existentielle de l’humanité d’aujourd’hui face à divers aspects de la crise globale qui est à la fois environnementale, sociale, économique, politique, morale et spirituelle.
Vous vous êtes réunis, représentants de diverses disciplines scientifiques, de divers domaines d’engagement opérationnel dans les communications numériques, les lois et la politique, justement parce que vous êtes conscients du sérieux de ces défis liés au progrès scientifique et technique. Et avec clairvoyance vous avez concentré votre attention sur ce défi qui est probablement le plus crucial de tous pour l’avenir de la famille humaine : la protection de la dignité des jeunes, de leur saine croissance, de leur joie et de leur espérance.
Nous savons qu’aujourd’hui les mineurs sont plus d’un quart des plus de trois milliards d’utilisateurs d’internet, et cela veut dire que plus de 800 millions de mineurs naviguent sur le réseau. Nous savons que, seulement en Inde, dans deux ans, plus de 500 millions de personnes auront accès au réseau, et la moitié seront des mineurs. Que trouvent-ils sur le réseau ? Et comment sont-ils considérés par ceux qui, de diverses manières, ont pouvoir sur le réseau ?
Nous devons avoir les yeux ouverts et ne pas nous cacher une vérité qui est désagréable et que nous voudrions ne pas voir. D’ailleurs, n’avons-nous peut-être pas assez compris, ces dernières années, que cacher la réalité des abus sexuels est une très grave erreur et une source de nombreux maux ? Alors, regardons la réalité, comme vous l’avez regardée ces jours-ci. Des phénomènes très graves déferlent sur le réseau : la diffusion d’images pornographiques toujours plus extrêmes, parce que, en raison de l’accoutumance, le seuil de stimulation s’élève ; le phénomène croissant de sexting entre les jeunes gens et les jeunes filles qui utilisent les réseaux sociaux ; le harcèlement qui s’exprime toujours plus en ligne et qui est une véritable violence morale et physique contre la dignité des autres jeunes ; la sextortion ; le racolage à but sexuel des mineurs à travers le réseau qui est désormais un fait dont la presse parle continuellement ; pour en arriver jusqu’aux crimes les plus graves et épouvantables des organisations en ligne du trafic des personnes, de la prostitution, voire de la commande et de la vision en direct de viols et de violences sur mineurs commis ailleurs dans le monde. Le réseau a donc son côté obscur et des zones obscures (le dark net) où le mal trouve des moyens toujours nouveaux et plus efficaces, envahissants et capillaires pour agir et s’étendre. La vieille diffusion de la pornographie par la presse était un phénomène de faible dimension par rapport à ce qui est en train de se passer aujourd’hui dans une mesure rapidement croissante à travers le réseau. De tout cela, vous avez parlé avec clarté, de manière documentée et approfondie, et nous vous en sommes reconnaissants.
Nous restons certainement horrifiés devant tout cela. Mais malheureusement nous restons aussi désorientés. Comme vous le savez bien, et comme vous nous l’enseignez, la caractéristique du réseau est sa nature globale, qui couvre la planète dépassant toute frontière, devenant toujours plus capillaire, rejoignant partout toutes sortes d’utilisateurs, même les enfants, grâce à des dispositifs mobiles toujours plus souples et maniables. Pour cette raison, aujourd’hui, personne au monde, aucune autorité nationale seule ne se sent capable d’embrasser adéquatement et de contrôler les dimensions et le développement de ces phénomènes qui s’entrecroisent et s’unissent à d’autres problèmes dramatiques liés au réseau, comme les trafics illicites, la criminalité économique et financière, le terrorisme international. Du point de vue éducatif également nous nous sentons désorientés, parce que la rapidité du développement met “hors-jeu” les générations les plus âgées, rendent très difficile ou quasi impossible le dialogue entre les générations et la transmission équilibrée des normes et de la sagesse de vie acquise grâce à l’expérience des années.
Mais nous ne devons pas nous laisser dominer par la peur qui est toujours mauvaise conseillère. Et moins encore nous laisser paralyser par le sentiment d’impuissance qui nous oppresse face à la difficulté de la tâche. Nous sommes au contraire appelés à nous mobiliser ensemble, sachant que nous avons besoin les uns des autres pour chercher et trouver les voies et les attitudes correctes afin de donner des réponses efficaces. Nous devons avoir confiance qu’ « il est possible d’élargir de nouveau le regard, et la liberté humaine est capable de limiter la technique, de l’orienter, comme de la mettre au service d’un autre type de progrès, plus sain, plus humain, plus social, plus intégral » (Enc. Laudato si’, n. 112).
Pour que cette mobilisation soit efficace, je vous invite à contrer fermement certaines erreurs possibles de perspective. Je me limite à en indiquer trois.
La première est de sous-évaluer le dommage qui est fait aux mineurs par les phénomènes rappelés précédemment. La difficulté pour les endiguer peut nous conduire à la tentation de dire : « dans le fond la situation n’est peut-être pas si grave… ». Mais les progrès de la neurobiologie, de la psychologie, de la psychiatrie, conduisent au contraire à faire ressortir l’impact profond des images violentes et sexuelles sur les esprits malléables des enfants, à reconnaître les perturbations psychologiques qui se manifestent lors de la croissance dans les situations et les comportements de dépendance, de vrai esclavage consécutifs à l’abus de consommation d’images provoquantes ou violentes. Ce sont des perturbations qui pèseront lourdement sur les enfants d’aujourd’hui toute leur vie durant.
Et qu’il me soit permis ici de faire une observation. On insiste avec raison sur la gravité de ces problèmes pour les mineurs, mais il est possible, par contrecoup, de sous évaluer ou de chercher à faire oublier qu’existent aussi des problèmes chez les adultes. Et la limite de la distinction entre l’âge adulte et l’âge de la minorité est nécessaire pour les normes juridiques ; mais ceci n’est pas suffisant pour affronter les défis, car la diffusion de la pornographie toujours plus extrême et des autres utilisations impropres du réseau cause non seulement des troubles, des dépendances, et de graves dommages également chez les adultes, et marque aussi effectivement l’imaginaire concernant l’amour et les relations entre les sexes. Et ce serait une grave illusion de penser qu’une société dans laquelle la consommation anormale de sexe sur le réseau se répand parmi les adultes soit ensuite capable de protéger efficacement les mineurs.
La seconde erreur est de penser que les solutions techniques automatiques, les filtres construits sur la base d’algorithmes toujours plus précis pour identifier et bloquer la diffusion des images abusives et nuisibles soient suffisants pour faire face aux problèmes. Il s’agit certainement de mesures nécessaires. Certainement les entreprises qui mettent à disposition de millions de personnes des réseaux sociaux et des instruments informatiques toujours plus puissants, capillaires et rapides, doivent y investir une part en proportion conséquente de leurs gains considérables. Mais il est aussi nécessaire que, à l’intérieur même de la dynamique du développement technique, la force de l’exigence éthique soit sentie par ses acteurs et protagonistes de manière beaucoup plus urgente, dans toute son ampleur et dans ses diverses implications.
Et ici nous dévons prendre en considération la troisième erreur possible de perspective qui consiste dans la vision idéologique et mythique du réseau comme règne de la liberté sans limites. Se trouvent justement aussi parmi vous des représentants de ceux qui doivent faire les lois et de ceux qui doivent les faire observer pour la garantie et la sauvegarde du bien commun et de chaque personne. Le réseau a ouvert un espace nouveau et très large de libre expression et d’échange d’idées et d’informations. C’est certainement un bien, mais, comme nous le voyons, il a aussi offert des instruments nouveaux pour des activités illicites horribles et, dans le domaine qui nous occupe, pour l’abus et l’offense à la dignité des mineurs, pour la corruption de leur esprit et la violence sur leur corps. Il ne s’agit pas ici d’un exercice de liberté mais de crimes contre lesquels il faut lutter avec intelligence et détermination, en élargissant la collaboration entre les gouvernements et les forces de l’ordre au niveau global, de même que le réseau est devenu global.
De tout cela vous avez discuté entre vous et, dans la “Déclaration” que vous venez de me présenter, vous avez indiqué plusieurs directions où il faut encourager la collaboration concrète entre tous les acteurs appelés à s’engager pour faire face au grand défi de la défense de la dignité des mineurs dans le monde numérique. J’appuie avec grande résolution et avec élan les engagements que vous prenez.
Il s’agit de réveiller la conscience de la gravité des problèmes, de faire des lois adéquates, de contrôler les développements de la technologie, d’identifier les victimes et de poursuivre les coupables de crimes, d’assister les mineurs touchés pour les réhabiliter, d’aider les éducateurs et les familles à assurer leur service, d’être créatifs dans l’éducation des jeunes à un usage adéquat d’internet – qu’il soit sain pour eux-mêmes et pour les autres mineurs -, de développer la sensibilité et la formation morale, de continuer la recherche scientifique dans tous les domaines liés à ce défi.
Vous exprimez avec raison le voeu que les leaders religieux également et les communautés de croyants participent à cet effort commun, en mettant en jeu toute leur expérience, leur autorité et leur capacité éducative et de formation morale et spirituelle. En effet, seule la lumière et la force qui viennent de Dieu peuvent nous permettre d’affronter les nouveaux défis. En ce qui concerne l’Église catholique, je veux assurer de sa disponibilité et de son engagement. Comme nous le savons tous, l’Église catholique, ces dernières années, est devenue toujours plus consciente de ne pas avoir pourvu suffisamment en son sein à la protection des mineurs : des faits très graves sont venus au jour dont nous avons dû reconnaître les responsabilités devant Dieu, les victimes et l’opinion publique. C’est en raison, justement, des dramatiques expériences qui ont été faites et des compétences acquises dans l’engagement de conversion et de purification que l’Eglise sent aujourd’hui le devoir particulièrement grave d’oeuvrer de manière toujours plus profonde et clairvoyante pour la protection des mineurs et de leur dignité, non seulement en son sein mais dans toute la société et dans le monde entier ; et ce, pas toute seule – parce que, c’est, à l’évidence, insuffisant – mais en offrant sa collaboration active et cordiale à toutes les forces et à toutes les composantes de la société qui veulent s’engager dans la même direction. En ce sens, elle adhère à l’objectif de « mettre un terme à la maltraitance, à l’exploitation et à la traite, et à toutes les formes de violence et de torture dont sont victimes les enfants » énoncé par les Nations Unies dans l’Agenda pour le développement durable 2030 (Objectif 16.2).
A de multiples occasions et dans de nombreux pays différents, mes yeux rencontrent ceux des enfants, pauvres et riches, sains et malades, joyeux et souffrants. Être regardé par les yeux des enfants est une expérience que nous connaissons tous et qui nous touche au fond du coeur et qui nous oblige aussi à un examen de conscience. Que faisons-nous pour que ces enfants puissent nous regarder en souriant et pour qu’ils conservent un regard limpide, rempli de confiance et d’espérance ? Que faisons-nous pour que cette lumière ne leur soit pas volée, pour que ces yeux ne soient pas troublés et corrompus par ce qu’ils trouvent sur le réseau, qui sera une part intégrante et très importante de leur cadre de vie ?
Travaillons-donc ensemble pour avoir toujours le droit, le courage et la joie de regarder dans les yeux les enfants du monde.
Traduzione in lingua inglese
Your Eminences,
President of the Senate, Madame Minister,
Your Excellencies, Father Rector,
Distinguished Ambassadors and Civil Authorities,
Dear Professors, Ladies and Gentlemen,
I thank the Rector of the Gregorian University, Father Nuno da Silva Gonçalves, and the young lady representative of the youth for their kind and informative words of introduction to our meeting. I am grateful to all of you for being here this morning and informing me of the results of your work. Above all, I thank you for sharing your concerns and your commitment to confront together, for the sake of young people worldwide, a grave new problem felt in our time. A problem that had not yet been studied and discussed by a broad spectrum of experts from various fields and areas of responsibility as you have done in these days: the problem of the effective protection of the dignity of minors in the digital world.
The acknowledgment and defense of the dignity of the human person is the origin and basis of every right social and political order, and the Church has recognized the Universal Declaration of Human Rights (1948) as “a true milestone on the path of moral progress of humanity” (cf. JOHN PAUL II, Addresses to the United Nations Organization, 1979 and 1995). So too, in the knowledge that children are among those most in need of care and protection, the Holy See received the Declaration on the Rights of the Child (1959) and adhered to the relative Convention (1990) and its two optional protocols (2001). The dignity and rights of children must be protected by legal systems as priceless goods for the entire human family (cf. Compendium of the Social Doctrine of the Church, Nos. 244-245).
While completely and firmly agreed on these principles, we must work together on their basis. We need to do this decisively and with genuine passion, considering with tender affection all those children who come into this world every day and in every place. They need our respect, but also our care and affection, so that they can grow and achieve all their rich potential.
Scripture tells us that man and woman are created by God in his own image. Could any more forceful statement be made about our human dignity? The Gospel speaks to us of the affection with which Jesus welcomes children; he takes them in his arms and blesses them (cf. Mk 10:16), because “it is to such as these that the kingdom of heaven belongs” (Mt 19:14). Jesus’ harshest words are reserved for those who give scandal to the little ones: “It were better for them to have a great millstone fastened around their neck and to be drowned in the depth of the sea” (Mt 18:6). It follows that we must work to protect the dignity of minors, gently yet firmly, opposing with all our might the throwaway culture nowadays that is everywhere apparent, to the detriment especially of the weak and the most vulnerable, such as minors.
We are living in a new world that, when we were young, we could hardly have imagined. We define it by two simple words as a “digital world”, but it is the fruit of extraordinary achievements of science and technology. In a few decades, it has changed the way we live and communicate. Even now, it is in some sense changing our very way of thinking and of being, and profoundly influencing the perception of our possibilities and our identity.
If, on the one hand, we are filled with real wonder and admiration at the new and impressive horizons opening up before us, on the other, we can sense a certain concern and even apprehension when we consider how quickly this development has taken place, the new and unforeseen problems it sets before us, and the negative consequences it entails. Those consequences are seldom willed, and yet are quite real. We rightly wonder if we are capable of guiding the processes we ourselves have set in motion, whether they might be escaping our grasp, and whether we are doing enough to keep them in check.
This is the great existential question facing humanity today, in light of a global crisis at once environmental, social, economic, political, moral and spiritual.
As representatives of various scientific disciplines and the fields of digital communications, law and political life, you have come together precisely because you realize the gravity of these challenges linked to scientific and technical progress. With great foresight, you have concentrated on what is probably the most crucial challenge for the future of the human family: the protection of young people’s dignity, their healthy development, their joy and their hope.
We know that minors are presently more than a quarter of the over 3 billion users of the internet; this means that over 800 million minors are navigating the internet. We know that within two years, in India alone, over 500 million persons will have access to the internet, and that half of these will be minors. What do they find on the net? And how are they regarded by those who exercise various kinds of influence over the net?
We have to keep our eyes open and not hide from an unpleasant truth that we would rather not see. For that matter, surely we have realized sufficiently in recent years that concealing the reality of sexual abuse is a grave error and the source of many other evils? So let us face reality, as you have done in these days. We encounter extremely troubling things on the net, including the spread of ever more extreme pornography, since habitual use raises the threshold of stimulation; the increasing phenomenon of sexting between young men and women who use the social media; and the growth of online bullying, a true form of moral and physical attack on the dignity of other young people. To this can be added sextortion; the solicitation of minors for sexual purposes, now widely reported in the news; to say nothing of the grave and appalling crimes of online trafficking in persons, prostitution, and even the commissioning and live viewing of acts of rape and violence against minors in other parts of the world. The net has its dark side (the “dark net”), where evil finds ever new, effective and pervasive ways to act and to expand. The spread of printed pornography in the past was a relatively small phenomenon compared to the proliferation of pornography on the net. You have addressed this clearly, based on solid research and documentation, and for this we are grateful.
Faced with these facts, we are naturally alarmed. But, regrettably, we also remain bewildered. As you know well, and are teaching us, what is distinctive about the net is precisely that it is worldwide; it covers the planet, breaking down every barrier, becoming ever more pervasive, reaching everywhere and to every kind of user, including children, due to mobile devices that are becoming smaller and easier to use. As a result, today no one in the world, or any single national authority, feels capable of monitoring and adequately controlling the extent and the growth of these phenomena, themselves interconnected and linked to other grave problems associated with the net, such as illicit trafficking, economic and financial crimes, and international terrorism. From an educational standpoint too, we feel bewildered, because the speed of its growth has left the older generation on the sidelines, rendering extremely difficult, if not impossible, intergenerational dialogue and a serene transmission of rules and wisdom acquired by years of life and experience.
But we must not let ourselves be overcome by fear, which is always a poor counsellor. Nor let ourselves be paralyzed by the sense of powerlessness that overwhelms us before the difficulty of the task before us. Rather, we are called to join forces, realizing that we need one another in order to seek and find the right means and approaches needed for effective responses. We must be confident that “we can broaden our vision. We have the freedom needed to limit and direct technology; we can put it at the service of another type of progress, one which is healthier, more human, more social, more integral” (Laudato Si’, 112).
For such a mobilization to be effective, I encourage you to oppose firmly certain potentially mistaken approaches. I will limit myself to indicating three of these.
The first is to underestimate the harm done to minors by these phenomena. The difficulty of countering them can lead us to be tempted to say: “Really, the situation is not so bad as all that…” But the progress of neurobiology, psychology and psychiatry have brought to light the profound impact of violent and sexual images on the impressionable minds of children, the psychological problems that emerge as they grow older, the dependent behaviours and situations, and genuine enslavement that result from a steady diet of provocative or violent images. These problems will surely have a serious and life-long effect on today’s children.
Here I would add an observation. We rightly insist on the gravity of these problems for minors. But we can also underestimate or overlook the extent that they are also problems for adults. Determining the age of minority and majority is important for legal systems, but it is insufficient for dealing with other issues. The spread of ever more extreme pornography and other improper uses of the net not only causes disorders, dependencies and grave harm among adults, but also has a real impact on the way we view love and relations between the sexes. We would be seriously deluding ourselves were we to think that a society where an abnormal consumption of internet sex is rampant among adults could be capable of effectively protecting minors.
The second mistaken approach would be to think that automatic technical solutions, filters devised by ever more refined algorithms in order to identify and block the spread of abusive and harmful images, are sufficient to deal with these problems. Certainly, such measures are necessary. Certainly, businesses that provide millions of people with social media and increasingly powerful, speedy and pervasive software should invest in this area a fair portion of their great profits. But there is also an urgent need, as part of the process of technological growth itself, for all those involved to acknowledge and address the ethical concerns that this growth raises, in all its breadth and its various consequences.
Here we find ourselves having to reckon with a third potentially mistaken approach, which consists in an ideological and mythical vision of the net as a realm of unlimited freedom. Quite rightly, your meeting includes representatives of lawmakers and law enforcement agencies whose task is to provide for and to protect the common good and the good of individual persons. The net has opened a vast new forum for free expression and the exchange of ideas and information. This is certainly beneficial, but, as we have seen, it has also offered new means for engaging in heinous illicit activities, and, in the area with which we are concerned, for the abuse of minors and offences against their dignity, for the corruption of their minds and violence against their bodies. This has nothing to do with the exercise of freedom; it has to do with crimes that need to be fought with intelligence and determination, through a broader cooperation among governments and law enforcement agencies on the global level, even as the net itself is now global.
You have been discussing all these matters and, in the “Declaration” you presented me, you have pointed out a variety of different ways to promote concrete cooperation among all concerned parties working to combat the great challenge of defending the dignity of minors in the digital world. I firmly and enthusiastically support the commitments that you have undertaken.
These include raising awareness of the gravity of the problems, enacting suitable legislation, overseeing developments in technology, identifying victims and prosecuting those guilty of crimes. They include assisting minors who have been affected and providing for their rehabilitation, assisting educators and families, and finding creative ways of training young people in the proper use of the internet in ways healthy for themselves and for other minors. They also include fostering greater sensitivity and providing moral formation, as well as continuing scientific research in all the fields associated with this challenge.
Very appropriately, you have expressed the hope that religious leaders and communities of believers can also share in this common effort, drawing on their experience, their authority and their resources for education and for moral and spiritual formation. In effect, only the light and the strength that come from God can enable us to face these new challenges. As for the Catholic Church, I would assure you of her commitment and her readiness to help. As all of us know, in recent years the Church has come to acknowledge her own failures in providing for the protection of children: extremely grave facts have come to light, for which we have to accept our responsibility before God, before the victims and before public opinion. For this very reason, as a result of these painful experiences and the skills gained in the process of conversion and purification, the Church today feels especially bound to work strenuously and with foresight for the protection of minors and their dignity, not only within her own ranks, but in society as a whole and throughout the world. She does not attempt to do this alone – for that is clearly not enough – but by offering her own effective and ready cooperation to all those individuals and groups in society that are committed to the same end. In this sense, the Church adheres to the goal of putting an end to “the abuse, exploitation, trafficking and all forms of violence against and torture of children” set by the United Nations in the 2030 Agenda for Sustainable Development (Target 16.2).
On many occasions, and in many different countries, I gaze into the eyes of children, poor and rich, healthy and ill, joyful and suffering. To see children looking us in the eye is an experience we have all had. It touches our hearts and requires us to examine our consciences. What are we doing to ensure that those children can continue smiling at us, with clear eyes and faces filled with trust and hope? What are we doing to make sure that they are not robbed of this light, to ensure that those eyes will not be not darkened and corrupted by what they will find on the internet, which will soon be so integral and important a part of their daily lives?
Let us work together, then, so that we will always have the right, the courage and the joy to be able to look into the eyes of the children of our world.
Traduzione in lingua spagnola
Señores Cardenales,
Señor Presidente del Senado, Señora Ministra,
Señores Obispos, Rector Magnífico,
Señores Embajadores, distinguidas Autoridades, Profesores,
Señoras y Señores
Quiero agradecer al Rector de la Universidad Gregoriana, P. Nuno da Silva Gonçalves, y a la representante de los jóvenes por sus corteses e interesantes palabras de introducción a nuestro encuentro. Les doy las gracias a todos por su presencia aquí esta mañana, por haberme comunicado los resultados de vuestro trabajo y vuestro compromiso de afrontar juntos, por el bien de los niños de todo el mundo, un nuevo y grave problema, característico de nuestro tiempo. Un problema que no había sido todavía estudiado y discutido colegialmente, con la aportación de tantas personas especializadas y figuras con responsabilidades diferentes, como lo habéis hecho en estos días: el problema de la protección eficaz de la dignidad de los menores en el mundo digital.
El reconocimiento y la defensa de la dignidad de la persona humana es el principio y el fundamento de todo orden social y político legítimo, y la Iglesia ha reconocido la Declaración Universal de los Derechos del Hombre (1948) como «una piedra miliar en el camino del progreso moral de la humanidad» (cf. Discursos de Juan Pablo II en la ONU, 1979 y 1995). En la misma línea, conscientes de que los niños son los primeros que han de recibir atención y protección, la Santa Sede saludó positivamente la Declaración de los Derechos del Niño (1959) y se adhirió a la correspondiente Convención (1990) y a los dos Protocolos facultativos (2001). La dignidad y los derechos de los niños deben ser protegidos por los ordenamientos jurídicos como bienes extremadamente valiosos para toda la familia humana (cf. Compendio de la Doctrina Social de la Iglesia, nn. 244-245).
Sobre estos principios estamos por lo tanto plena y firmemente de acuerdo y sobre la base de ellos debemos trabajar también de modo concorde. Tenemos que hacerlo con determinación y con verdadera pasión, mirando con ternura a todos los niños que vienen al mundo, cada día y en todas partes, y que tienen necesidad sobre todo de respeto, pero también de cuidado y afecto para crecer en toda la maravillosa riqueza de sus potencialidades.
La Escritura nos habla de la persona humana creada por Dios a imagen suya. ¿Qué otra afirmación más rotunda se puede hacer sobre su dignidad? El Evangelio nos habla del afecto con el que Jesús acogía a los niños, tomándolos en sus brazos y bendiciéndolos (cf. Mc 10,16), porque «de los que son como ellos es el reino de los cielos» (Mt 19,14). Y las palabras más fuertes de Jesús son precisamente para el que escandaliza a los más pequeños: «Más le valdría que le colgasen una piedra de molino al cuello y lo arrojasen al fondo del mar» (Mt 18,6). Por lo tanto, debemos dedicarnos a proteger la dignidad de los niños con ternura pero también con gran determinación, luchando con todas las fuerzas contra esa cultura de descarte que hoy se manifiesta de muchas maneras en detrimento sobre todo de los más débiles y vulnerables, como son precisamente los menores.
Vivimos en un mundo nuevo, que cuando éramos jóvenes ni siquiera podíamos imaginar. Lo definimos con dos palabras sencillas: «mundo digital ― digital world»; es el fruto de un esfuerzo extraordinario de la ciencia y la técnica, que en unas pocas décadas ha transformado nuestro ambiente de vida y nuestra forma de comunicarnos y de vivir, y está transformando en cierto sentido nuestro propio modo de pensar y de ser, influyendo profundamente en la percepción que tenemos de nuestras posibilidades y nuestra identidad.
Por un lado estamos como admirados y fascinados por el maravilloso potencial que nos abren, por otra parte, sentimos temor y tal vez miedo, cuando vemos lo rápido que avanza este desarrollo, los problemas nuevos e imprevistos que nos plantea, las consecuencias negativas –casi nunca queridas y sin embargo reales– que trae consigo. Con razón nos preguntamos si somos capaces de conducir los procesos que nosotros mismos hemos puesto en marcha, si no se nos estarán yendo de las manos, si estamos haciendo lo suficiente para tenerlos bajo control.
Esta es la gran cuestión existencial de la humanidad de hoy frente a los diversos aspectos de la crisis global, que es al mismo tiempo ambiental, social, económica, política, moral y espiritual.
Os habéis reunido, representantes de diversas disciplinas científicas, de diferentes áreas de trabajo en las comunicaciones digitales, en el derecho y en la política, justamente porque sois conscientes de la importancia de estos desafíos relacionados con el progreso científico y técnico, y con visión de largo alcance habéis concentrado vuestra atención sobre ese reto, que es probablemente el más importante de todos para el futuro de la familia humana: la protección de la dignidad de los jóvenes, de su crecimiento saludable, de su alegría y de su esperanza.
Sabemos que hoy en día, los niños representan más de la cuarta parte de los más de tres mil millones de usuarios de Internet, lo que significa que más de 800 millones de niños navegan por la red. Sabemos que tan sólo en India, en los próximos dos años, más de 500 millones de personas tendrán acceso a la red, y la mitad de ellos serán menores. ¿Qué es lo que se encuentran en la red? ¿Y cómo son considerados por quienes, de tantas maneras, tienen poder sobre la red?
Debemos tener los ojos abiertos y no ocultar una verdad que es desagradable y que no quisiéramos ver. Por otra parte, ¿no hemos entendido demasiado bien en estos años que ocultar la realidad del abuso sexual es un gravísimo error y fuente de tantos males? Entonces, miremos la realidad tal y como la habéis visto en estos días. En la red se están propagando fenómenos extremadamente peligrosos: la difusión de imágenes pornográficas cada vez más extremas porque con la adicción se eleva el umbral de la estimulación; el creciente fenómeno del sexting entre chicos y chicas que utilizan las redes sociales; la intimidación que se da cada vez más en la red y representa una auténtica violencia moral y física contra la dignidad de los demás jóvenes; la sextortion; la captación a través de la red de menores con fines sexuales es ya un hecho del que hablan continuamente las noticias; hasta llegar a los crímenes más graves y estremecedores de la organización online del tráfico de personas, la prostitución, incluso de la preparación y la visión en directo de violaciones y violencia contra menores cometidos en otras partes del mundo. Por lo tanto, la red tiene su lado oscuro y regiones oscuras (la dark net) donde el mal consigue actuar y expandirse de manera siempre nueva y cada vez con más eficacia, extensión y capilaridad. La antigua difusión de la pornografía a través de medios impresos era un fenómeno de pequeñas dimensiones comparado con lo que está sucediendo hoy en día, de una manera cada vez más creciente y rápida, a través de la red. De todo esto habéis hablado claramente, de manera documentada y en profundidad, por eso os damos las gracias.
Ante todo esto ciertamente nos quedamos horrorizados. Pero lamentablemente estamos también desorientados. Como bien sabéis y así nos enseñáis, la característica de la red es su carácter global, que cubre todo el planeta superando todas las fronteras, siendo cada vez más capilar, alcanzando en cualquier parte todo tipo de usuarios, incluidos los niños, a través de dispositivos móviles cada vez más ágiles y fáciles de manejar. Por eso ahora nadie en el mundo, ninguna autoridad nacional por su cuenta se siente capaz de abarcar adecuadamente y de controlar las dimensiones y la evolución de estos fenómenos, que se entrelazan y se conectan con otros problemas dramáticos relacionados con la red, como el tráfico ilegal, el crimen económico y financiero, el terrorismo internacional. Incluso desde un punto de vista educativo nos sentimos desorientados, ya que la velocidad del desarrollo deja «fuera de juego» a las generaciones de más edad, haciendo que sea muy difícil o casi imposible el diálogo entre las generaciones y la transmisión equilibrada de las normas y de la sabiduría de vida adquirida con la experiencia de los años.
Pero no debemos dejarnos dominar por el miedo, que es siempre un mal consejero. Y mucho menos dejar que nos paralice el sentimiento de impotencia que nos oprime frente a la dificultad de la tarea. Estamos llamados en cambio a movilizarnos juntos, sabiendo que nos necesitamos mutuamente para buscar y encontrar el camino y las actitudes adecuadas que ayuden a dar respuestas eficaces. Debemos confiar en que «es posible volver a ampliar la mirada, y la libertad humana es capaz de limitar la técnica, orientarla y colocarla al servicio de otro tipo de progreso más sano, más humano, más social, más integral» (Enc. Laudato si’, 112).
Para que esta movilización sea eficaz, os invito a contrastar con decisión algunos posibles errores de perspectiva. Me limito a señalar tres.
El primero es el de subestimar el daño que los fenómenos antes mencionados hacen a los menores. La dificultad para resolverlos puede hacernos caer en la tentación de decir: «En el fondo, la situación no es tan grave ...». Pero los avances en la neurobiología, la psicología, la psiquiatría, nos llevan a destacar el profundo impacto que las imágenes violentas y sexuales tienen en las dúctiles mentes de los niños, a reconocer los trastornos psicológicos que se manifiestan en el crecimiento, las situaciones y comportamientos adictivos, de auténtica esclavitud resultantes del abuso en el consumo de imágenes provocativas o violentas. Son trastornos que repercutirán fuertemente durante toda la vida de los niños actuales.
Y aquí permítaseme hacer una observación. Con razón se insiste en la gravedad de estos problemas para los menores, pero como consecuencia se puede subestimar o tratar de hacer olvidar que también se dan problemas en los adultos y que, aunque para los ordenamientos jurídicos se necesita un límite que distinga entre el menor y el mayor de edad, eso no es suficiente para afrontar los desafíos, porque la difusión de una pornografía cada vez más extrema y otros usos impropios de la red no sólo causan trastornos, adicciones y daños graves incluso entre los adultos, sino que afecta también a la representación simbólica del amor y a las relaciones entre los sexos. Y sería un grave engaño pensar que una sociedad en la que el consumo anómalo de sexo en la red se extiende entre los adultos será capaz de proteger eficazmente a los menores.
El segundo error es el de pensar que las soluciones técnicas automáticas, los filtros construidos en base a algoritmos cada vez más sofisticados para identificar y bloquear la difusión de imágenes abusivas y dañinas, son suficientes para hacer frente a los problemas. Ciertamente estas son medidas necesarias. Sin duda, las empresas que proporcionan a millones de personas redes sociales y dispositivos informáticos cada vez más potentes, capilares y veloces han de invertir en ello una parte proporcionalmente grande de sus numerosos ingresos. Pero también es necesario que, dentro de la dinámica misma del desarrollo técnico, sus actores y protagonistas perciban con mayor urgencia, en toda su amplitud y en sus diversas implicaciones, la fuerza de la exigencia ética.
Y es aquí donde nos encontramos con el tercer posible error de perspectiva, que consiste en una visión ideológica y mítica de la red como un reino de libertad sin límites. Precisamente entre vosotros hay también representantes de quienes tienen que elaborar las leyes y de aquellos que han de hacerla cumplir para garantizar y proteger el bien común y el de las personas. La red ha abierto un espacio nuevo y de gran alcance para la libre expresión y el intercambio de ideas e información. Y es ciertamente un bien, pero, como vemos, también ha ofrecido nuevos instrumentos para actividades ilícitas horribles y, en el ámbito que nos ocupa, para el abuso y el daño a la dignidad de los menores, para la corrupción de sus mentes y la violencia a sus cuerpos. Aquí no se trata de ejercicio de la libertad, sino de crímenes, contra los cuales debemos proceder con inteligencia y determinación, ampliando la cooperación entre los gobiernos y las fuerzas del orden a nivel global, en la misma medida en que la red se ha hecho global.
De todo esto habéis hablado entre vosotros, y en la «Declaración» que poco antes me habéis presentado habéis indicado algunas de las direcciones en las que hay que promover la cooperación concreta entre todos los que están llamados a comprometerse para afrontar el gran reto de la defensa de la dignidad de los menores en el mundo digital. Apoyo con gran determinación y firmeza el compromiso que habéis asumido.
Se trata de despertar la conciencia sobre la gravedad de los problemas, de hacer leyes apropiadas, de controlar el desarrollo de la tecnología, de identificar a las víctimas y perseguir a los culpables de crímenes, de ayudar en su rehabilitación a los menores afectados, de colaborar con los educadores y las familias para que cumplan con su misión, de educar con creatividad a los jóvenes para que usen adecuadamente Internet –y sea saludable para ellos y para los demás menores–, de desarrollar la sensibilidad y la formación moral, de continuar con la investigación científica en todos los campos relacionados con este desafío.
Con razón expresáis el deseo de que también los líderes religiosos y las comunidades de creyentes participen en este esfuerzo común, aportando toda su experiencia, su autoridad y su capacidad educativa y de formación moral y espiritual. En efecto, sólo la luz y la fuerza que vienen de Dios nos pueden ayudar a afrontar los nuevos desafíos. Por cuanto respecta a la Iglesia Católica, quiero asegurar su disponibilidad y compromiso. Como todos sabemos, la Iglesia Católica en los últimos años se ha hecho cada vez más consciente de no haber hecho lo suficiente en su interior para la protección de los menores: han salido a la luz hechos gravísimos de los que hemos tenido que reconocer nuestra responsabilidad ante Dios, ante las víctimas y ante la opinión pública. Precisamente por eso, por las dramáticas experiencias vividas y los conocimientos adquiridos en el compromiso de conversión y purificación, la Iglesia siente hoy un deber especialmente grave de comprometerse, de manera cada vez más profunda y con visión de futuro, en la protección de los menores y de su dignidad, tanto dentro de ella como en toda la sociedad y en todo el mundo; y esto no lo realiza ella sola –porque sería evidentemente insuficiente– sino ofreciendo su colaboración activa y cordial a todas las fuerzas y miembros de la sociedad que desean comprometerse en la misma dirección. En este sentido, se adhiere al objetivo de «poner fin al maltrato, la explotación, la trata y todas las formas de violencia y tortura contra los niños», establecido por el Programa de las Naciones Unidas para el Desarrollo Sostenible 2030 (Objetivo 16.2).
En muchas ocasiones y en tantos países diferentes, mi mirada se ha cruzado con la de los niños, pobres y ricos, sanos y enfermos, los que están alegres y los que sufren. Sentirse mirado por los ojos de los niños es una experiencia que todos conocemos y que nos toca en lo más hondo del corazón, y que también nos obliga a un examen de conciencia. ¿Qué hacemos para que estos niños nos puedan mirar sonriendo y conserven una mirada limpia, llena de confianza y de esperanza? ¿Qué hacemos para que no se les robe esta luz, para que esos ojos no sean perturbados y corrompidos por lo que encontrarán en la red, que será parte integral e importantísima de su ambiente de vida?
Trabajemos por tanto todos juntos para tener siempre el derecho, el valor y la alegría de mirar a los ojos de los niños de todo el mundo