venerdì 14 aprile 2017

Luce ecumenica



(Riccardo Burigana) Proclamare la vittoria della vita sulla morte per costruire insieme la pace: con tali parole si potrebbe pensare alla celebrazione della Pasqua di quest’anno che i cristiani vivono nello stesso giorno, per la coincidenza dei calendari giuliano e gregoriano, come era accaduto nel 2014 e come accadrà solo nel 2025. In un anno nel quale i cristiani, non solo i cattolici e i luterani, commemorano insieme, per la prima volta, il cinquecentesimo anniversario dell’inizio della Riforma, la celebrazione della Pasqua nello stesso giorno assume un significato del tutto nuovo, proprio alla luce dei più recenti passi del cammino ecumenico: i cristiani sono chiamati a testimoniare insieme la gioia, l’amore, la misericordia di Dio nella quotidianità dell’esperienza di fede, occasione per riflettere su come sviluppare ancor di più collaborazione e dialogo tra le Chiese e nel mondo.
I cristiani hanno imparato «a rileggere insieme la nostra storia e a passare dal conflitto alla comunione […] per rispondere all’appello di Cristo a essere credibili per il mondo», in modo da annunciare insieme la speranza della buona novella, si legge nel messaggio pasquale del Consiglio delle Chiese cristiane di Francia, del quale fa parte la Conferenza dei vescovi cattolici. Anche alla luce di questo messaggio si sono moltiplicate in Francia le iniziative ecumeniche, da Aix-en-Provence a Besançon, da Lione a Parigi, con l’obiettivo di avere un momento condiviso, il giorno di Pasqua, nel quale proclamare insieme la gioia della risurrezione di Cristo. Eventi talvolta seguiti da un momento di convivialità aperto a tutti, spesso nel ricordo dei gesti ecumenici che hanno segnato la Quaresima.
In tanti paesi si sono organizzate iniziative ecumeniche, fin dal mercoledì delle ceneri, come nel caso del pastore Gottfried Locher, presidente della Federazione delle Chiese protestanti di Svizzera, invitato a predicare il vangelo in una chiesa cattolica di Berna anche la domenica di Pasqua, così da riaffermare quanto già unisce i cristiani nel ringraziare per i passi compiuti e per quelli da compiere sulla strada della costruzione visibile dell’unità della Chiesa. In vista della Pasqua sono state numerose le riflessioni sul dialogo che i cristiani hanno voluto condividere secondo una tradizione ormai consolidata. Quest’anno, proprio per la celebrazione della Pasqua nello stesso giorno, c’è stata la possibilità di rilanciare l’idea che insieme i cristiani possano contribuire, in modo significativo, a sconfiggere le tenebre della violenza grazie alla luce della vita: dal Lussemburgo — dove il Consiglio delle Chiese cristiane ha inviato un messaggio per affermare la gioia di condividere la celebrazione della Pasqua — all’Australia, dove il vescovo anglicano Philip Huggins, presidente del Consiglio delle Chiese in Australia, ha fatto ricorso all’immagine patristica del pellicano per sottolineare la centralità di Cristo risorto nella vita dei cristiani.
In Terra santa i patriarchi e i primati delle Chiese non hanno fatto mancare la loro voce, alla vigilia della Pasqua, per ricordare che le sofferenze e la morte non possono essere mai l’ultima parola, che è invece nelle mani di Dio. Proprio in Terra santa, dopo la conclusione dei primi lavori di restauro della basilica del Santo Sepolcro — celebrata ecumenicamente da tanti cristiani così da mostrare le ricchezze spirituali, liturgiche e dogmatiche di tradizioni diverse, unite nell’annuncio della morte e risurrezione di Cristo — la Pasqua diventa una nuova occasione per rafforzare il dialogo nella comunità locale, come primo, irrinunciabile e fondamentale passo per essere testimoni credibili di una cultura dell’accoglienza e della condivisione senza la quale non si può costruire la pace.
L'Osservatore Romano