giovedì 13 aprile 2017

La malata immaginaria



Svezia. «Una donna che si rifiuta di praticare aborti è come lo Stato islamico»

Questa settimana una Corte d’appello in Svezia emetterà un verdetto sul caso di Ellinor Grimmark, licenziata per la sua obiezione di coscienza, respinta da altri due ospedali e considerata una «malata da curare»
«Una donna che si rifiuta di partecipare agli aborti è come un estremista religioso, è come lo Stato islamico». No, non è una fake news. Qualcuno, in Svezia, l’ha detto davvero. E non una persona qualunque, ma una donna di alto rango come Mona Sahlin, ex leader del partito socialdemocratico, parlamentare e ministro di tante cose. Di chi parlava Sahlin con un’iperbole che oggi probabilmente, dopo l’attentato di Stoccolma, non userebbe più?
FAR NASCERE BAMBINI. Parlava di Ellinor Grimmark, madre di due bambini, che nel 2007 decise di lasciare il suo lavoro in un catering per diventare ostetrica. Una scelta saggia, dal momento che in Svezia c’è un’enorme richiesta: l’anno scorso l’80 per cento dei comuni che hanno un ospedale hanno segnalato di non riuscire a trovare ostetriche sulla piazza. Una scelta fatta con un’immagine in testa: che bello sarebbe lavorare mettere al mondo dei bambini per lavoro. Grimmark è anche cristiana, non vuole praticare aborti, e quando intraprese la sua carriera pensò: «Ci sono tante cose da fare come ostetrica, non solo gli aborti». Inoltre, pensava, non avrò problemi se Stoccolma ha firmato una risoluzione del Consiglio d’Europa in cui si impegna a tutelare l’obiezione di coscienza per i medici e il personale sanitario. Si sbagliava.
IL LICENZIAMENTO. Mentre studiava, è stata assunta dalla contea di Jönköping, nel sud del paese, percependo uno stipendio di 1.900 dollari al mese. Nella primavera del 2013, quando le mancava un anno alla fine degli studi, chiese all’ospedale locale dove l’avrebbero fatta lavorare, sottolineando di essere obiettore di coscienza. Il direttore cominciò a gridare: «Come puoi anche solo pensare di fare l’ostetrica con queste opinioni? E cosa faresti se una donna che ha avuto un aborto venisse da te sanguinando?». «La aiuterei», rispose. Il direttore continuò a gridare e pochi giorni dopo un sms la informò che il suo stipendio era stato sospeso e che doveva trovarsi un altro lavoro.
CURATE LA PAZZA. Grimmark non si perse d’animo e presentò domanda di assunzione in altri due ospedali che cercavano ostetriche. Il primo, la clinica Ryvhos, le rispose che «una persona che si rifiuta di fare aborti non può appartenere ad una clinica per donne». Il secondo, l’ospedale di Värnamo, le spiegò che non assumevano persone contrarie all’aborto. Ma le fecero anche una offerta generosa: una «terapia psicologica» per curarla e farle cambiare idea. In Svezia, evidentemente, chi si preoccupa di far nascere i bambini e non di farli morire è già considerato pazzo.
LA CAUSA. Dopo il terzo rifiuto Grimmark emigrò in Norvegia, dove l’hanno assunta senza batter ciglio. Ha fatto però anche causa nel 2014 all’ospedale che l’aveva licenziata, perdendo in primo grado. Questa settimana si pronuncerà la Corte d’appello e se anche questo verdetto sarà negativo, l’ostetrica è intenzionata ad andare fino alla Corte europea per i diritti dell’uomo. Il perché lo ha spiegato a un quotidiano norvegese: «Qualcuno deve mettersi dalla parte dei piccoli. Qualcuno deve combattere per il loro diritto alla vita». Opinioni che in Svezia sono considerate più pericolose dei terroristi islamici.
Fonte: Tempi