sabato 29 aprile 2017

Il vizio impuro contro natura. Le sue quattro specie



Concludiamo la trattazione del vizio capitale della lussuria con la fattispecie del vizio impuro contro natura, argomento assai scabroso e problematico, nei confronti del quale, purtroppo, vige enorme confusione e pressappochismo, unitamente a posizioni del tutto sbagliate e fuorvianti talora condivise, disgraziatamente, anche da “sedicenti” cattolici praticanti.
Cominciamo subito col dire che, secondo san Tommaso d’Aquino, il vizio impuro contro natura non si limita alla sola omosessualità, ma comprende tutte le forme di sessualità diverse dall’atto naturale aperto alla vita con cui si devono unire un uomo e una donna. Secondo il Doctor Angelicus, la prima forma del peccato impuro contro natura è la masturbazione, la meno grave di tutte, ma comunque da annoverare come disordine innaturale, in quanto non rispetta l’ordinazione naturaledella sessualità alla relazione, consistendo appunto nel procurarsi il piacere sessuale in modo solitario.
La seconda forma, anche in ordine di gravità, è quella consistente nei rapporti sessuali contro natura compiuti tra persone di sesso diverso, non esclusi marito e moglie. E’ una fattispecie che, partendo dalle richieste di prestazioni sessuali “alternative” al rapporto naturale (che, per pudore e decenza, non è bene nominare), giunge alle vere e proprie perversioni sessuali, che – sia detto ad onor del vero – possono riguardare tranquillamente anche persone che oggi chiameremmo “eterosessuali”. Non poche sono le povere donne sposate, sia in passato che al presente, che soffrono a causa di indebite richieste da parte del coniuge, a cui, peraltro, ritengono di dover consentire in quanto mogli degli sciagurati richiedenti. Si dica chiaramente che una moglie soggetta a tali pressioni ha l’obbligo morale (grave) di rifiutarsi risolutamente, spiegando al marito che la santità della sessualità umana esige umanità e rispetto e non un approccio rozzo, animalesco o addirittura bestiale, che sporca i talami nonostante la benedizione del sacramento del matrimonio.
La terza specie è l’omosessualità, ampiamente stigmatizzata nella sacra Scrittura, in particolare nell’orrido e ripugnante delitto della sodomia. Le parole della Sacra Scrittura - e ancor più le tacite parole di Dio che rase al suolo con fuoco divorante la città di Sodoma (da cui prende il nome teologico questo vizio) – sono quanto mai eloquenti e dinanzi ad esse non si comprende come sia possibile essere giunti al grado di follia contemporanea che vede in oltre mezza Europa legalizzate le unioni omosessuali addirittura nella forma del matrimonio (con possibilità di adottare ed anche fare figli con le moderne tecniche artificiali) e nell’altra quasi metà consentite attraverso l’espediente delle unioni civili. Una situazione che purtroppo incombe con svariate forme di pressione anche in Italia, dinanzi alla quale bisogna moltiplicare preghiere e penitenze perché Dio voglia risparmiarci di assistere a questi spettacoli, che, tra l’altro, servono solo a consegnare questi nostri fratelli e sorelle (quasi tutti battezzati e quindi, come noi, veri figli di Dio) nelle mani di una vita di inferno, nonostante loro credano (e i politici vogliano far credere) l’esatto contrario. Amore, misericordia, rispetto e accoglienza incondizionata per le persone che sentono queste pulsioni; ma anche verità (la prima forma di carità) che li aiuti a riconoscere i loro comportamenti come disordinati e quindi mai leciti dal punto di vista morale nonostante empie legislazioni che illudano circa la bontà e la normalità di tali forme di vita. Questi e non altri sono gli atteggiamenti che noi cristiani dobbiamo tenere.

Più grave di tutte queste forme è l’ultima, ovvero la bestialità, consistente nell’unione tra un individuo (uomo e donna) appartenente alla specie umana con un animale. A quanto mi è dato di sapere, ahimé, nel mondo scellerato e vomitevole della pornografia questi spettacoli sono ampiamente documentati. Si ricordi che il peccato impuro contro natura è uno di quelli che “grida vendetta al cospetto di Dio”, cioè attira i suoi castighi (sofferenze e tribolazioni inviate a finalità correttiva) anche in questo mondo. Santa Caterina da Siena sosteneva che tali vizi fanno ribrezzo perfino ai demoni, che tuttavia li istigano perché portano l’uomo ad uno stato di degradazione somma. Ci aiuti il Signore a starne lontano, a confessarli bene, per specie e numero qualora, disgraziatamente, coscientemente o meno, vi fossimo caduti e a denunciarne con coraggio e fermezza la immutabile nefandezza, senza timore di apparire anacronisti o obsoleti, certi che in questa battaglia per la santa purezza Dio e la Madonna sono assolutamente con noi.
don Leonardo Maria Pompei

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