venerdì 10 febbraio 2017

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Denaro e carrierismo. Francesco parla di una corruzione reale

Corriere della Sera

(Gian Gudio Vecchi)  «La prima cosa da notare è come il Papa abbia la fiducia di parlare a tutti di questa corrispondenza privata con San Giuseppe. Una testimonianza di fede limpida, abbandonata in Dio e nell' aiuto dei santi». L' arcivescovo teologo Bruno Forte, voluto da Francesco come segretario speciale degli ultimi sinodi, premette subito: «Credo che questo aiuti a leggere tutto il resto». Come quando, nel colloquio pubblicato sulla «Civiltà Cattolica» e anticipato ieri dal «Corriere», parla della «corruzione in Vaticano» ma dice di essere sereno?
«Il Successore di Pietro si trova di fronte i marosi della Chiesa e del villaggio globale. Solo un uomo così, che ha questa fede, può testimoniare una simile serenità e parlare con tanta forza della riforma da fare. Francesco ci dice tre cose: non fuggire mai davanti alle sfide della storia; non chiudere mai gli occhi davanti al male, anche il male che è nella Chiesa; e restare sempre con lo sguardo puntato verso Cristo, con fiducia totale nella fedeltà di Dio». Di quale corruzione parla? «Io credo ne parli in senso realistico. C' è una corruzione che investe la sfera dei beni materiali, il denaro, il possesso. C' è la corruzione legata al desiderio di potere, al carrierismo. E c' è la corruzione nella vita personale, la sessualità, la mancanza di carità o di fede...». Parlando ai gesuiti della «Civiltà Cattolica», ha detto di restare «in mare aperto», che non c' è da meravigliarsi se «oggi come ieri» la «barca di Pietro» può essere «sballottata dalle onde» e gli stessi marinai talvolta «remano in senso contrario». «Restringere l' idea di corruzione a un solo aspetto rischierebbe di depotenziare la denuncia di Francesco. Sono vari, i volti della corruzione, come ha fatto capire nel 2014 con il famoso discorso alla Curia sulle quindici "malattie". È questo che rende al tempo stesso così credibile e così avversato il suo messaggio. Ad alcuni appare destabilizzante, una sorta di sovversione nell' ordine delle sicurezze scontate. Il costume di ritenersi puri nell' insieme e considerare il male un fatto esterno alla Chiesa certamente tranquillizzava di più». Chi rema contro? «Ci sono resistenze esplicite, manifestate anche in messaggi o testi, come la lettera dei tredici cardinali durante il Sinodo o quella con i "dubbi" di quattro cardinali. Ma ciò che a volte può essere più doloroso è la resistenza sottile di chi, infastidito dal soffio austero del Vangelo, tende a sminuire l' effetto di Francesco relegandolo al cerchio degli illusi o dei sognatori, oppure lasciando capire che queste cose non riguardano tutta la Chiesa ma solo il centralismo romano, la Curia. Due operazioni falsificanti». Francesco parla del Vangelo «sine glossa», nella sua radicalità, contrapposto al «fissismo di una dottrina astratta». «È la logica dell' Incarnazione che Francesco sa tradurre in un linguaggio immediato. I grandi riformatori spirituali della Chiesa, nella storia, hanno denunciato i mali del presente richiamando la verità del Vangelo, del Figlio di Dio fatto uomo. Francesco non fa che richiamare quello che è stato e deve essere per noi. La differenza è che a volte i riformatori si ponevano ai margini o fuori della Chiesa, mentre qui è il Papa che vuole riformarla dal centro. E parla a tutti, a ciascuno di noi. Questa è la vera riforma della Chiesa: sono disposto a seguire Gesù fino in fondo, e non perché lo fa il Papa ma perché me lo chiede Lui?».

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Vatican Insider
(Andrea Tornielli) Continuità e discontinuità: articoli corrosivi e le manovre dei prelati, un precedente del 1962. Ma oggi è cambiato lo stile curiale. La drammatizzazione e l'esasperazione dei toni che accompagna certe polemiche mediatiche sull'attuale pontificato possono far pensare di trovarsi di fronte a una situazione inedita. Non è così: i manifesti per le strade di Roma in stile romanesco finto popolare (accolti dal Papa con una risata), come pure gli articoli quotidiani che, ben al di là della legittima critica, tentano di demolire qualsiasi cosa il Successore di Pietro dica o faccia, si inseriscono in una «tradizione» che vede nei media una pedina delle lotte di potere interno alla Curia e alla Chiesa. La storia recente della Santa Sede, insieme al ripetersi di alcune costanti, evidenzia però anche delle discontinuità: una di queste riguarda certamente lo stile e l'atteggiamento di coloro che collaborano più strettamente con il Pontefice, a partire dai cardinali curiali. (...)


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«Denaro e carrierismo: Francesco parla di una corruzione reale» 
Corriere della Sera 
(Gian Guido Vecchi) MonsignorBruno Forte: lui come i grandi riformatori della Chiesa, ma parla a tutti, a ciascuno di noi. Teologo, Forte è arcivescovo metropolita di Chiesti-Vasto (dal 26 giugno 2004) e segretario speciale del Sinodo -- «La prima cosa da notare è come il Papa abbia la fiducia di parlare a tutti di questa corrispondenza privata con San Giuseppe. Una testimonianza di fede limpida, abbandonata in Dio e nell’aiuto dei santi». L’arcivescovo teologo Bruno Forte, voluto da Francesco come segretario speciale degli ultimi sinodi, premette subito: «Credo che questo aiuti a leggere tutto il resto». (...)