venerdì 10 febbraio 2017

Per mettere in pratica l’«Amoris laetitia»



Dal testo di due conferenze tenute a Fátima davanti ai vescovi portoghesi è nato Cómo aplicar «Amoris laetitia» (Barcellona, Editorial Claret, 2016, pagine 88, euro 10), scritto dal cardinale Lluís Martínez Sistach, arcivescovo emerito di Barcellona. Il libro è stato presentato l’8 febbraio presso l’Associazione della stampa di Madrid alla presenza, fra gli altri, dell’arcivescovo della capitale spagnola, cardinale Carlos Osoro Sierra. L’autore si sofferma soprattutto sull’ottavo capitolo dell’esortazione apostolica postsinodale, intitolato «Accompagnare, discernere e integrare la fragilità», sottolineando il nuovo orientamento voluto dal Pontefice durante i lavori del sinodo dell’ottobre 2015 ovvero «parlare di maggiore integrazione dei battezzati nella comunità cristiana», compresi i battezzati risposati, attraverso appunto gli strumenti dell’accompagnamento e del discernimento.

(Lluís Martínez Sistach) Ho scritto Cómo aplicar «Amoris laetitia» come omaggio e ringraziamento a Papa Francesco per il prezioso dono della sua esortazione apostolica. Il contenuto è un impulso di speranza e di misericordia per il mondo e per la Chiesa.
Ho avuto il piacere di partecipare alle assemblee sinodali del 2014 e del 2015 per volontà di Papa Francesco. Leggendo ora Amoris laetitia, risuonano alle mie orecchie il testo e le note degli interventi e dei documenti di quelle due assemblee. Quella circostanza personale mi ha permesso di conoscere meglio questa esortazione apostolica di Papa Francesco. I vescovi della Conferenza episcopale portoghese mi hanno invitato a parlare di Amoris laetitia e soprattutto del suo ottavo capitolo. Ho trascorso un’intera mattinata con i vescovi portoghesi a Fátima e ho pensato che poteva essere utile pubblicare il contenuto delle due conferenze che avevo dato lì. A confermarmelo sono state le conversazioni che ho avuto con sacerdoti e fedeli.
Con questo libro intendo soprattutto sottolineare che Papa Francesco, con Amoris laetitia, ha reso un prezioso omaggio ai coniugi e alle famiglie e ha lasciato alle diocesi un meraviglioso lavoro per ripensare e riorganizzare la pastorale prematrimoniale e familiare. Intendo inoltre ordinare il contenuto dell’ottavo capitolo e applicare il principio della morale tradizionale della Chiesa che il Papa indica, dalle circostanze attenuanti ed esimenti alle situazioni concrete dei divorziati risposati civilmente.
Di fronte ad Amoris laetitia potremmo essere tentati di ridurre tutto il suo ricchissimo contenuto all’ottavo capitolo. Sarebbe un errore, perché ci sono moltissimi coniugi che vivono il Vangelo della famiglia, perché dobbiamo cercare di mettere in pratica tutti i capitoli del documento affinché il matrimonio sia un’intima comunità di vita e di amore per il bene dei coniugi, dei figli, della società e della Chiesa. E perché, come dice il Papa, «oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture» (n. 307). Non si può leggere l’ottavo capitolo senza aver letto prima gli altri capitoli, soprattutto il quarto e il quinto, che sono tra i più belli dell’esortazione e parlano dell’amore nel matrimonio e dell’amore che diviene fecondo.
Nel libro parlo anche della natura magisteriale di Amoris laetitia perché c’è chi sminuisce il suo valore dottrinale, riducendolo a semplici orientamenti pastorali. Seguendo qui il professor Salvador Pié, dico che è un documento pastorale ma anche di magistero ordinario non definitivo che chiede l’adesione dei cristiani. Il cardinale Schönborn afferma che è un atto di magistero che aggiorna al tempo presente l’insegnamento della Chiesa. Aggiunge anche che è il testo di morale che aspettavamo dal concilio Vaticano II e che sviluppa il contenuto esposto nel Catechismo della Chiesa cattolica e in Veritatis splendor.
Nel libro mi soffermo maggiormente sull’ottavo capitolo: accompagnare, discernere e integrare la fragilità. È un capitolo delicato e nel leggerlo è opportuno ricordare ciò che ci dice Francesco: «Spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo» (n. 291). Ho suddiviso il capitolo nei seguenti paragrafi: atteggiamento di misericordia verso tutte le famiglie; accompagnare e discernere per integrare maggiormente nella comunità cristiana; discernimento spirituale in coscienza e in foro interno con l’aiuto di un sacerdote; dottrina morale delle circostanze attenuanti ed esimenti applicabile agli atti umani; discernimento dei divorziati risposati civilmente sul precedente matrimonio e sulla nuova unione; criteri dei vescovi della regione pastorale di Buenos Aires.
L’asse dell’ottavo capitolo è la maggiore integrazione dei battezzati nella comunità cristiana. Questa possibile maggiore integrazione dei divorziati risposati include diverse forme, potendo giungere fino alla celebrazione dei sacramenti della penitenza e dell’eucaristia. Ricordo che questo nuovo orientamento nei lavori sinodali — parlare di maggiore integrazione invece che di ricezione della penitenza e dell’eucaristia — è stato introdotto nell’assemblea sinodale a metà ottobre 2015. Dopo la pausa caffè, mentre tornavo in aula, ho avuto il privilegio di conversare con il Papa, il quale mi ha detto che era meglio parlare di integrazione. Ho preparato subito una proposta con questo nuovo orientamento rispetto al contenuto del numero 85 del documento finale che stavamo esaminando nei gruppi linguistici e l’ho distribuita ai miei amici cardinali dei diversi gruppi. Nel mio gruppo linguistico, in tre abbiamo preparato una proposta nuova nel senso dell’integrazione, e delle tre proposte simili, su decisione del gruppo, tutti e tre insieme ne abbiamo preparata una sola, che è stata approvata dal gruppo ed è stata inserita nel documento finale, e perciò figura in Amoris laetitia. Penso che sia stato un cambiamento di orientamento molto positivo; piuttosto che concentrarci sulla possibilità per quei nostri fratelli di potersi confessare e comunicare, conveniva parlare di maggiore integrazione nella comunità cristiana. E per sapere quale maggiore integrazione possono ottenere, occorrono un accompagnamento e un discernimento che sono gli strumenti di tale integrazione.
Amoris laetitia rimanda alla consolidata dottrina della Chiesa quando fa riferimento alle circostanze attenuanti ed esimenti che influiscono sulla capacità di decisione e sulla diminuzione o addirittura sull’annullamento dell’imputabilità e della responsabilità, così come stabilisce il Catechismo della Chiesa cattolica in due numeri, precisamente il 1735 e il 2352. Il Papa dice che, «a causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato — che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno — si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa» (n. 305). L’esortazione ci dice, in una nota al testo appena letto, che questo aiuto della Chiesa in certi casi potrebbe essere anche l’aiuto dei sacramenti (nota 351).
Per poter giungere a una maggiore integrazione nella comunità cristiana, Amoris laetitia afferma che occorre un discernimento in coscienza e in foro interno con l’aiuto di un sacerdote. Alla luce dell’esortazione, nel libro commento la natura di questo processo di discernimento, quali atteggiamenti deve assumere chi desidera compiere tale discernimento, come deve comportarsi il sacerdote che fa l’accompagnamento e i possibili contenuti del discernimento. Penso che ciò possa aiutare a mettere in pratica il documento papale. Francesco dice che il discernimento dei divorziati risposati civilmente deve considerare diversi aspetti del precedente matrimonio e della nuova unione. Se in una situazione, dopo aver compiuto questo processo di discernimento, l’interessato, con l’aiuto di un sacerdote, in coscienza e dinanzi a Dio, constata che c’è qualche circostanza che fa sì che alla situazione obiettiva di peccato della nuova unione non corrisponde un’imputabilità soggettiva grave, in quel caso si può accedere ai sacramenti. Possiamo dire che Amoris laetitia non ammette i divorziati risposati ai sacramenti. Il Papa non parla di “categorie” ma di “persone”, ed è sotto questo aspetto che occorre compiere in ciascun caso il processo di discernimento che configura una logica diversa da quella del “sì si può” o del “no non si può”.
Nell’ultimo capitolo del libro parlo di undici prospettive pastorali che nascono da Amoris laetitia, come per esempio la valutazione della situazione di ogni persona nella pastorale, la vita cristiana come un processo, la rivalutazione della coscienza personale nella Chiesa. Amoris laetitia dà molta importanza alla coscienza. Il Papa dice che «stentiamo anche a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti» (n. 37), e aggiunge che «siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» (ibidem). Un’altra prospettiva è la pastorale prematrimoniale e familiare, che è imprescindibile. Sembra che in Spagna ogni cinque minuti ci sia una separazione o un divorzio. E non possiamo omettere l’impegno di una maggiore integrazione nella comunità cristiana che comporterà una maggiore presenza attiva nella comunità e il poter realizzare compiti ecclesiali, come per esempio essere membri di associazioni ecclesiali.
Amoris laetitia è giunta a noi nel quadro dell’anno santo della misericordia. Non è un caso, bensì obbedisce a un proposito del Papa. Quando Francesco ha proposto che il giubileo straordinario iniziasse l’8 dicembre 2015, ho subito pensato che ci fosse una precisa intenzione, dato che l’assemblea sinodale del 2015 terminava il 25 ottobre. Ho intuito che il Papa desiderava che l’anno santo della misericordia aiutasse a mettere in pratica i lavori del sinodo dei vescovi e l’esortazione apostolica con misericordia. L’ho commentato in una udienza privata nel luglio 2015 e Francesco non lo ha negato. Al termine dell’anno santo, il Papa ci ha dato Misericordia et misera. Tutto ciò ci chiede di leggere, riflettere e mettere in pratica i nove capitoli di Amoris laetitia con misericordia.
L'Osservatore Romano