giovedì 13 ottobre 2016

Azioni efficaci e risultati concreti





«I cristiani devono guardare alle sfide del cambiamento climatico attraverso la lente della fede e della speranza nell’amore di Dio». È quanto ha dichiarato il segretario generale del World Council of Churches (Wcc), reverendo Olav Fykse Tveit, durante la riunione del gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici cha fa capo alla stessa organizzazione ecumenica. Fkyse Tveit ha sottolineato in particolare l’importanza di affrontare le questioni relative alla giustizia climatica con un impegno spirituale e con una preparazione multidisciplinare collaborativa. 
Composto da esperti di Chiesa, teologi e attivisti di tutto il mondo che lavorano per la giustizia climatica, il gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici (Working group on climate change, Wgcc) si è riunito nei giorni scorsi a Ginevra per finalizzare il suo piano in vista della Conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop22) che si terrà, dal 7 al 18 novembre prossimi, a Marrakech, in Marocco, per discutere le strategie chiave per i prossimi due anni. Durante i lavori, il coordinatore del Wgcc, reverendo Henrik Grape, ha sottolineato il voto da poco espresso dal parlamento europeo per la ratifica dell’accordo di Parigi, adottato da parte dei paesi membro delle Nazioni Unite lo scorso dicembre. 
L’intesa mira a limitare di due gradi centigradi, rispetto ai livelli preindustriali, il riscaldamento globale del pianeta per evitare cambiamenti climatici catastrofici. L’accordo di Parigi entra in vigore quando almeno 55 paesi, che rappresentano il 55 per cento delle emissioni globali di gas serra, lo ratificano. A oggi, secondo il sito delle Nazioni Unite, hanno ufficialmente aderito all’accordo ben 72 paesi che rappresentano oltre il 56 per cento delle emissioni globali. «D’ora in poi — ha aggiunto Grape — il nostro compito urgente è quello di seguire l’attuazione dell’accordo di Parigi e di dare assistenza e sostegno alle nostre Chiese membro». 
«Come Chiese — ha proseguito Athena Peralta, responsabile esecutivo del programma per la giustizia economica ed ecologica del Wcc — dobbiamo fare in modo che l’accordo di Parigi, fornisca un supporto concreto e protezione a quanti sono vulnerabili dal punto di vista socioeconomico, che sono quelli che contribuiscono meno alle emissioni globali e che subiscono di più le le conseguenze dei cambiamenti climatici», Il Wgcc ha individuato alcuni ambiti prioritari: la riflessione teologica, la ricerca, l’azione, la contestualizzazione della giustizia climatica, il collegamento di quest’ultima con la giustizia economica, l’apprendimento della spiritualità e delle pratiche indigene nella cura del creato, l’intensificazione del dialogo interconfessionale e l’azione nel rispondere alle sfide poste dai cambiamenti climatici. Inoltre, il Wgcc ha pubblicato un libro dal titolo Making peace with the earth: action and advocacy for climate che comprende 22 articoli scritti da teologi e attivisti che fanno intravedere come le Chiese e i partner interreligiosi affrontano il cambiamento climatico dal punto di vista cristiano. 
A margine dell’incontro, Isabel Apawo Phiri, segretario generale associato del Wcc per la pubblica testimonianza e la diakonìa, ha ricordato anche come «le questioni di giustizia climatica sono collegate con l’acqua, il cibo, i diritti umani», «elementi chiave della sostenibilità».

L'Osservatore Romano