martedì 25 ottobre 2016

Ad resurgendum cum Christo



Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede “Ad resurgendum cum Christo” circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione 
 Sala stampa della Santa Sede 

Pubblichiamo di seguito l’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede “Ad resurgendum cum Christo” circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione:
Istruzione “Ad resurgendum cum Christo” circa la sepoltura dei defuntie la conservazione delle ceneri in caso di cremazione
1. Per risuscitare con Cristo, bisogna morire con Cristo, bisogna «andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore» (2 Cor 5,8). Con l’Istruzione Piam et constantem del 5 luglio 1963, l’allora Sant’Uffizio ha stabilito che «sia fedelmente mantenuta la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli», aggiungendo però che la cremazione non è «di per sé contraria alla religione cristiana» e che non siano più negati i sacramenti e le esequie a coloro che abbiano chiesto di farsi cremare, a condizione che tale scelta non sia voluta «come negazione dei dogmi cristiani, o con animo settario, o per odio contro la religione cattolica e la Chiesa».[1] Questo cambiamento della disciplina ecclesiastica è stato poi recepito nel Codice di Diritto Canonico (1983) e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990). 

Nel frattempo la prassi della cremazione si è notevolmente diffusa in non poche Nazioni, ma nel contempo si sono diffuse anche nuove idee in contrasto con la fede della Chiesa. Dopo avere opportunamente sentito la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e numerose Conferenze Episcopali e Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ritenuto opportuno la pubblicazione di una nuova Istruzione, allo scopo di ribadire le ragioni dottrinali e pastorali per la preferenza della sepoltura dei corpi e di emanare norme per quanto riguarda la conservazione delle ceneri nel caso della cremazione. 
2. La risurrezione di Gesù è la verità culminante della fede cristiana, predicata come parte essenziale del Mistero pasquale fin dalle origini del cristianesimo: «Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1 Cor 15,3–5). 
Mediante la sua morte e risurrezione, Cristo ci ha liberato dal peccato e ci ha dato accesso a una nuova vita: «Come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4). Inoltre, il Cristo risorto è principio e sorgente della nostra risurrezione futura: «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti...; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1 Cor 15,20–22). 
Se è vero che Cristo ci risusciterà nell’ultimo giorno, è anche vero che, per un certo aspetto, siamo già risuscitati con Cristo. Con il Battesimo, infatti, siamo immersi nella morte e risurrezione di Cristo e sacramentalmente assimilati a lui: «Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel Battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti» (Col 2,12). Uniti a Cristo mediante il Battesimo, partecipiamo già realmente alla vita di Cristo risorto (cf. Ef 2,6). 
Grazie a Cristo, la morte cristiana ha un significato positivo. La liturgia della Chiesa prega: «Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo».[2] Con la morte, l’anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra anima. Anche ai nostri giorni la Chiesa è chiamata ad annunciare la fede nella risurrezione: «La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani: credendo in essa siamo tali».[3] 
3. Seguendo l’antichissima tradizione cristiana, la Chiesa raccomanda insistentemente che i corpi dei defunti vengano seppelliti nel cimitero o in altro luogo sacro.[4] Nel ricordo della morte, sepoltura e risurrezione del Signore, mistero alla luce del quale si manifesta il senso cristiano della morte,[5] l’inumazione è innanzitutto la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale.[6] 
La Chiesa, che come Madre ha accompagnato il cristiano durante il suo pellegrinaggio terreno, offre al Padre, in Cristo, il figlio della sua grazia e ne consegna alla terra le spoglie mortali nella speranza che risusciterà nella gloria.[7] 
Seppellendo i corpi dei fedeli defunti, la Chiesa conferma la fede nella risurrezione della carne,[8] e intende mettere in rilievo l’alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona della quale il corpo condivide la storia.[9] Non può permettere, quindi, atteggiamenti e riti che coinvolgono concezioni errate della morte, ritenuta sia come l’annullamento definitivo della persona, sia come il momento della sua fusione con la Madre natura o con l’universo, sia come una tappa nel processo della re–incarnazione, sia come la liberazione definitiva della “prigione” del corpo.  
Inoltre, la sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri risponde adeguatamente alla pietà e al rispetto dovuti ai corpi dei fedeli defunti, che mediante il Battesimo sono diventati tempio dello Spirito Santo e dei quali, «come di strumenti e di vasi, si è santamente servito lo Spirito per compiere tante opere buone».[10] 
Il giusto Tobia viene lodato per i meriti acquisiti davanti a Dio per aver seppellito i morti,[11] e la Chiesa considera la sepoltura dei morti come un’opera di misericordia corporale.[12] Infine, la sepoltura dei corpi dei fedeli defunti nei cimiteri o in altri luoghi sacri favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e dei santi. 
Mediante la sepoltura dei corpi nei cimiteri, nelle chiese o nelle aree ad esse adibite, la tradizione cristiana ha custodito la comunione tra i vivi e i defunti e si è opposta alla tendenza a occultare o privatizzare l’evento della morte e il significato che esso ha per i cristiani. 
4. Laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà esplicita o ragionevolmente presunta del fedele defunto, la Chiesa non scorge ragioni dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene l’oggettiva negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi.[13] 
La Chiesa continua a preferire la sepoltura dei corpi poiché con essa si mostra una maggiore stima verso i defunti; tuttavia la cremazione non è vietata, «a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana».[14] 
In assenza di motivazioni contrarie alla dottrina cristiana, la Chiesa, dopo la celebrazione delle esequie, accompagna la scelta della cremazione con apposite indicazioni liturgiche e pastorali, avendo particolare cura di evitare ogni forma di scandalo o di indifferentismo religioso. 
5. Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica. 
Sin dall’inizio i cristiani hanno desiderato che i loro defunti fossero oggetto delle preghiere e del ricordo della comunità cristiana. Le loro tombe divenivano luoghi di preghiera, della memoria e della riflessione. I fedeli defunti fanno parte della Chiesa, che crede alla comunione «di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa».[15] 
La conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose. 
6. Per i motivi sopra elencati, la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita. Soltanto in caso di circostanze gravi ed eccezionali, dipendenti da condizioni culturali di carattere locale, l’Ordinario, in accordo con la Conferenza Episcopale o il Sinodo dei Vescovi delle Chiese Orientali, può concedere il permesso per la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica. Le ceneri, tuttavia, non possono essere divise tra i vari nuclei familiari e vanno sempre assicurati il rispetto e le adeguate condizioni di conservazione. 
7. Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista, non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione. 
8. Nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie, a norma del diritto.[16] 
Il Sommo Pontefice Francesco, nell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto in data 18 marzo 2016, ha approvato la presente Istruzione, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione in data 2 marzo 2016, e ne ha ordinato la pubblicazione. Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 15 agosto 2016, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Gerhard Card. Müller
Prefetto
Luis F. Ladaria, S.I.
Arcivescovo titolare di Thibica
Segretario
___________________

[1] AAS 56 (1964), 822-823. 
[2] Messale Romano, Prefazio dei defunti, I. 
[3] Tertulliano, De resurrectione carnis, 1,1: CCL 2, 921.
[4] Cf. CIC, can. 1176, § 3; can. 1205; CCEO, can. 876, § 3; can. 868.
[5] Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1681. 
[6] Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2300. 
[7] Cf. 1 Cor 15,42-44; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1683. 
[8] Cf. Sant’Agostino, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 628. 
[9]Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, n. 14. 
[10] Cf. Sant’Agostino, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 627.
[11] Cf. Tb 2, 9; 12, 12.[12] Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2300. 
[13] Cf. Suprema Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, Istruzione Piam et constantem, 5 luglio 1963: AAS 56 (1964), 822.
[14] CIC, can. 1176, § 3; cf. CCEO, can. 876, § 3. 
[15] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 962. 
[16] CIC, can. 1184; CCEO, can. 876, § 3.


***


  Conferenza stampa di presentazione dell’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede “Ad resurgendum cum Christo” circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione
Sala stampa della Santa Sede
Intervento del Card. Gerhard Müller
Intervento di P. Serge-Thomas Bonino, O.P.
Intervento di Mons. Angel Rodríguez Luño
Alle ore 11.30 di questa mattina, si tiene nella Sala Stampa della Santa Sede, in Via della
Conciliazione 54, la conferenza stampa di presentazione dell’Istruzione della Congregazione per la
Dottrina della Fede Ad resurgendum cum Christo circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle
ceneri in caso di cremazione.
Intervengono all’incontro stampa:
- Card. Gerhard Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede;
- P. Serge-Thomas Bonino, O.P., Segretario della Commissione Teologica Internazionale;
- Mons. Angel Rodríguez Luño, Consultore della Congregazione per la Dottrina della
Fede.
Riportiamo di seguito gli interventi dei conferenzieri:

Intervento del Card. Gerhard Müller
Eminenze, Eccellenze, Signore e Signori, Questa mattina viene presentato un nuovo Documento della Congregazione per la Dottrina della Fede. Si tratta dell’Istruzione Ad resurgendum cum Christo circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione. Il Documento è rivolto ai Vescovi della Chiesa cattolica, ma riguarda direttamente la vita di tutti i fedeli. Vorrei brevemente presentare la problematica di fondo e i contenuti fondamentali di questo testo. La questione della cremazione ha registrato significativi sviluppi negli ultimi decenni. Questo sembra dovuto innanzi tutto all'inarrestabile incremento della scelta della cremazione nei confronti dell’inumazione in molti Paesi. Si può ragionevolmente ritenere che nel prossimo futuro in tanti Paesi la cremazione sarà considerata come la pratica ordinaria. A questo sviluppo si è accompagnato un altro fenomeno: la conservazione delle ceneri in ambienti domestici, la loro conservazione in ricordi commemorativi o la loro dispersione in natura. La vigente normativa ecclesiastica in materia di cremazione dei cadaveri è regolata dal Codice di Diritto Canonico: «La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana» (can. 1176, § 3). Occorre qui rilevare che, malgrado questa normativa, la pratica della cremazione si è notevolmente diffusa anche nell'ambito della Chiesa cattolica. Per quanto riguarda la pratica della conservazione delle ceneri, non esiste una specifica normativa canonica. Per tale ragione alcune Conferenze Episcopali si sono rivolte alla Congregazione per la Dottrina della Fede, sollevando interrogativi concernenti la prassi di conservare l’urna cineraria in casa o comunque in luoghi diversi dal cimitero, e soprattutto quella di spargere le ceneri in natura. Dopo avere sentito la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e numerose Conferenze Episcopali e Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha quindi ritenuto opportuno pubblicare una nuova Istruzione con un duplice scopo: primo – ribadire le ragioni dottrinali e pastorali per la preferenza della sepoltura dei corpi; e secondo – emanare norme per quanto riguarda la conservazione delle ceneri nel caso della cremazione (cf. n. 1). La Chiesa, anzitutto, continua a raccomandare insistentemente che i corpi dei defunti vengano seppelliti nel cimitero o in un altro luogo sacro. Nel ricordo della morte, sepoltura e risurrezione del Signore, l’inumazione è la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale. Inoltre, la sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri risponde adeguatamente alla pietà e al rispetto dovuti ai corpi dei fedeli defunti. Prendendosi cura dei corpi dei defunti, la Chiesa conferma la fede nella risurrezione e si separa da atteggiamenti e riti che vedono nella morte l’annullamento definitivo della persona, una tappa nel processo di re-incarnazione o come fusione dell’anima con l’universo (cf. n. 3). Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri dei fedeli devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo (cf. n. 5). La conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita. Soltanto in caso di circostanze gravi ed eccezionali l’Ordinario, in accordo con la Conferenza Episcopale o il Sinodo dei Vescovi, può concedere il permesso per la conservazione delle ceneri nell'abitazione domestica (cf. n. 6). Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista, non è permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo, o la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi (cf. n. 7). Si spera che questa nuova Istruzione possa contribuire perché i fedeli cristiani prendano ulteriore coscienza della loro dignità di “figli di Dio” (Rom 8,16). Siamo di fronte ad una nuova sfida per l’evangelizzazione della morte. L’accettazione dell’essere creatura da parte della persona umana, non destinata all’evanescente scomparsa, domanda di riconoscere Dio come origine e destino dell'esistenza umana: dalla terra proveniamo e alla terra torniamo, in attesa della risurrezione. Occorre pertanto evangelizzare il senso della morte, alla luce della fede in Cristo Risorto, fornace ardente d’amore, che purifica e ricrea, in attesa della risurrezione dei morti e della vita del mondo che verrà (cf. n. 2). Come ha scritto Tertulliano: «La risurrezione dei morti, infatti, è la fede dei cristiani: credendo in essa, siamo tali» (De resurrectione carnis, 1,1). 
Intervento di P. Serge-Thomas Bonino, O.P. 
La preoccupazione specifica dell'Istruzione Ad resurgendum cum Christo riguarda le norme sulla conservazione delle ceneri in caso di cremazione. Ma non si deve per questo trascurare la prima parte del titolo: «Circa la sepoltura dei defunti». Difatti, coll’Istruzione la CDF coglie l'opportunità di «ribadire le ragioni dottrinali e pastorali per la preferenza della sepoltura dei corpi », che la Chiesa «raccomanda insistentemente» (n. 3). È il punto dottrinale sul quale vorrei attirare la vostra attenzione. Difatti, la pratica della sepoltura, a causa del suo alto significato antropologico, simbolico, è in sintonia, da una parte, col mistero della risurrezione e, d’altra parte, coll'insegnamento del cristianesimo sulla dignità del corpo umano. Vediamo, in poche parole, questi due punti. La Risurrezione di Gesù, che è «principio e sorgente della nostra risurrezione futura» (n. 2), viene presentata dall'Istruzione come «la verità culmine della fede cristiana» (n. 2). Nella risurrezione, Dio porta al suo compimento l'intera opera d’amore iniziata con la creazione. Ora, come attestato dai racconti evangelici, tra il Gesù pre-pasquale e il Gesù risorto, ci sono, contemporaneamente, discontinuità e continuità. Discontinuità, perché il corpo di Gesù dopo la risurrezione si trova in un stato nuovo e presenta delle proprietà che non sono più quelle del corpo nella sua condizione terrestre, a tal punto che né Maria Maddalena né i discepoli lo riconoscevano. Ma, allo stesso tempo, il corpo di Gesù risorto è quel corpo che è nato dalla Vergine Maria, è stato crocifisso e seppellito, e ne porta le tracce. « Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate ; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho » (Lc 24, 39). Quindi, non si può negare la continuità reale tra il corpo seppellito ed il corpo risorto, segno che l’esistenza storica, tanto quella di Gesù quanto la nostra, non è un gioco, non viene abolita nell'escatologia, anzi viene trasfigurata. La risurrezione cristiana non è per tanto né una reincarnazione dell'anima in un corpo indifferente né una ri-creazione ex nihilo. La Chiesa non ha mai smesso di affermare che è proprio il corpo in cui viviamo e moriamo che risusciterà nell'ultimo giorno. Del resto, è la ragione per la quale piace al popolo cristiano, guidato dal sensus fidei, venerare le reliquie dei santi. Esse non sono un semplice ricordo sullo scaffale, ma sono legate all'identità del santo, un tempo Tempio dello Spirito Santo, ed aspettano la risurrezione. Certo, sappiamo che, anche se la continuità materiale venisse ad essere interrotta, come è il caso nella cremazione, Dio è assai potente per ricostituire il nostro corpo proprio a partire dalla nostra sola anima immortale, che garantisce la continuità della nostra identità tra il momento della morte e quello della risurrezione. Ma resta che sul piano simbolico – e l'uomo è un animale simbolico – la continuità viene espressa in modo più adeguato per mezzo delle sepoltura – «il chicco di grano caduto in terra» (Gv 12, 24) – anziché per mezzo della cremazione che distrugge il corpo in modo brutale. Passo al mio secondo punto. Il cristianesimo, da religione dell'Incarnazione e della Risurrezione, promuove ciò che l’Istruzione chiama «l’alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona della quale il corpo condivide la storia» (n. 3). Ecco una buona notizia per l'uomo odierno. Difatti, le culture contemporanee oscillano tra, da una parte, ridurre la persona umana alla dimensione corporale, nella linea del materialismo, come se il corpo biologico fosse tutta la persona, e, d’altra parte, ridurre il corpo ad un semplice avere come se fosse una realtà straniera, esterna al vero «io» che si concentrerebbe nella sola soggettività; donde una doppia tentazione: o idolatrare il corpo, o ridurlo in schiavitù e ricrearlo per mezzo della tecnica a seconda dei desideri soggettivi di ciascuno. Per la fede cristiana, il corpo non è tutta la persona ma è una parte integrante, essenziale, della sua identità. Anzi, il corpo è come il sacramento dell'anima che si manifesta in lui e per mezzo di lui. Come tale, il corpo partecipa alla dignità intrinseca della persona umana ed al rispetto che le è dovuto. Ecco perché seppellire i defunti è, già nel Antico Testamento, una delle opere di misericordia rispetto al prossimo. L'ecologia integrale che brama il mondo contemporaneo dovrebbe dunque cominciare col rispettare il corpo, il quale non è un oggetto manipolabile a seconda della nostra volontà di potenza, ma il nostro umile compagno per l’eternità. È anche questo che vuole ribadire l'Istruzione. 
Intervento di Mons. Angel Rodríguez Luño 
Oltre a raccomandare l’osservanza dell’antichissima tradizione cristiana di seppellire i corpi dei defunti nel cimitero o in altro luogo sacro, l’Istruzione che stiamo presentando oggi dà alcune indicazioni sulla conservazione delle ceneri in caso di cremazione. Il contesto nel quale vanno viste queste indicazioni è quello della sollecitudine della Chiesa affinché il trattamento dei cadaveri dei fedeli sia ispirato da rispetto e carità e possa esprimere adeguatamente il senso cristiano della morte e la speranza della risurrezione del corpo, tenendo come costante punto di riferimento la risurrezione corporale di Cristo, avvenuta dopo la sua passione, morte e sepoltura. L'indicazione più importante dell’Istruzione è che “le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un'area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica” (n. 5). Questa indicazione comporta che “la conservazione delle ceneri nell'abitazione domestica non è consentita” (n. 6), e solo in casi molto gravi ed eccezionali l'Ordinario, in accordo con la Conferenza Episcopale o il Sinodo dei Vescovi delle Chiese Orientali, potrebbe dare il permesso per agire diversamente. In ogni caso, e allo scopo di evitare ogni forma di confusione dottrinale, non è permessa “la dispersione delle ceneri nell'aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione” (n. 7). Infatti, la scelta di disperdere le ceneri procede spesso dall'idea che con la morte l'uomo intero venga annientato, arrivando alla fusione con la natura, come se tale fosse il destino finale dell'essere umano. Talvolta può procedere anche da mera superficialità, dal desiderio di occultare o di privatizzare quanto si riferisce alla morte, oppure dal diffondersi di mode di gusto più che discutibile. Si potrebbe obiettare che in qualche caso la scelta di conservare nella propria abitazione le ceneri di un caro parente (padre, moglie, marito, figlio) sia ispirato da un desiderio di vicinanza e pietà, che faciliti il ricordo e la preghiera. Non è la motivazione più frequente, ma in qualche caso può essere così. C’è tuttavia il rischio che si producano dimenticanze e mancanze di rispetto, soprattutto una volta passata la prima generazione (cf. n. 5), così come si può dar luogo a elaborazioni del lutto poco sane. Ma soprattutto si deve osservare che i fedeli defunti fanno parte della Chiesa, sono oggetto della preghiera e del ricordo dei vivi, ed è bene che i loro resti vengano ricevuti dalla Chiesa e custoditi con rispetto lungo i secoli nei luoghi che la Chiesa benedice a tale scopo, senza venir sottratti al ricordo e alla preghiera degli altri parenti e della comunità.