venerdì 5 agosto 2016

L’eterno femminino e il diavolo.


 Un particolare dell'opera di ​Rembrandt "Faust" del 1652 circa


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Bianca Garavelli

Il “potere coesivo della narrazione” può avere un ruolo efficace nella vita di tutti noi, quando un trauma ha provocato una scissione, una frattura dolorosa, proprio come avviene a certi protagonisti di romanzi famosi, che dalle loro tragiche divisioni riescono a salvarsi grazie a qualche altro personaggio in grado di ricostruire l’unità distrutta. Così come lo sguardo limpido della poesia, che segue i percorsi della parte intuitiva della mente, lasciando da parte il lato logico-razionale, arriva alle profondità più remote del nostro essere, là dove non ci sono divisioni, ma un’unità originaria che è il fondamento della nostra stessa vita. Carla Stroppa, psicanalista junghiana innamorata della scrittura, in cui vede capacità curative straordinarie oltre che qualità culturali ed estetiche, continua con questo nuovo, ricchissimo libro, Il doppio sguardo di Sofia. L’eterno femminino e il diavolo, nella vita e nella letteratura (Moretti & Vitali, pagine 290, euro 20,00), il suo percorso in cerca di analogie fra la riflessione psicanalitica e quella letteraria, con risultati sostanziosi e suggestivi.

Dopo la “caccia ai fantasmi” della psiche che ci costringono ad agire contro ogni logica e ogni volontà razionale, analizzati in Fantasmi all’opera (Moretti & Vitali), la psicanalista studiosa di letteratura crea una sorta di ambizioso affresco complessivo, che mescola in modo armonioso una visione del mondo di matrice analitica e una lettura pregnante di alcuni miti che si perdono nella notte dei tempi, accanto a figure della letteratura occidentale, da quella classica, con il mito di Ulisse e delle Sirene e l’Asino d’oro di Apuleio, al Romanticismo, con l’inquietante Carmilla di Le Fanu, fino ai giorni nostri, con Shoko, donna 'diabolica' in quanto rivelatrice dell’ombra, del romanzo Light stone di Paolo Lagazzi (Passigli). La coesione è così stretta che i tipi dell’“eterno femminino” che segnano le tappe del percorso sono le figure di una grande mitologia ormai nota, o che ancora appartengono alla sfera della fede: da Eva a Elena, a Maria, la madre di Gesù, a Sofia, la sapienza che spazia dalla realtà concreta alla più alta dimensione di spiritualità, la quale fiorisce in memorabili personaggi, come Beatrice di Dante e Margherita di Goethe. Anche la nozione di “eterno femminino” è di ambito letterario, proviene dalla profonda sapienza poetica di Goethe che lo mette in scena in una delle sue opere più celebri, Faust. È il percorso di scoperta di sé da parte dell’umanità, il viaggio alla ricerca di quell’unità profonda fra istinto e ragione a cui solo un’essenza di noi che pare più femminile che maschile può condurci: l’anima. Questa “vaga e femminea entità”, secondo Carla Stroppa oggi è un po’ sfuggente, come timorosa di apparire accanto a un ingombrante “spirito del tempo” che impone la rigida efficienza, il successo economico, la visibilità sociale a oltranza come valori condivisi. L’anima, la nostra essenza profonda, potrebbe avere esigenze ben diverse: le nostre autentiche aspirazioni potrebbero essere in grave contrasto con questo modello di vita basato su un eccesso di azione e ragione, valori definibili, in modo approssimativo, come maschili. Dunque, se la contraddizione si fa troppo dolorosa, le scissioni diventano ferite, e la vita un cammino faticoso e difficile, tanto da condurci all’infelicità. Invece, ciò che appare al pensiero comune negativo, sbagliato, dannoso, come la predisposizione a una creativa pigrizia, che rifugge dall’accanita lotta per il successo, potrebbe essere una risorsa per l’equilibrio personale, se vista da un’altra angolazione. 

Chi può ricomporre l’unità originaria, o almeno riportare un po’ di armonia nella psiche dilaniata? Come un medico speciale, che partecipa sia della natura fisica del mondo sia del suo humus spirituale, a soccorrerci è Sofia, con il suo 'doppio sguardo', che mette in luce gli aspetti contrastanti che coesistono nella nostra psiche, permettendo loro di convivere armoniosamente. È grazie a questo sguardo che si può arrivare all’accettazione del lato d’ombra che, inevitabilmente, fa da contrappunto anche alla più abbagliante delle luci. Ancora una volta, gli esempi letterari ci mostrano in modo affascinante questo scenario interiore. Il più sorprendente, tanto da conquistare uno spazio molto ampio nel libro, è il romanzo di Jacques Cazotte Il diavolo innamorato (1776): qui il gioco di intrecci fra luce e ombra, maschile e femminile, numinoso e diabolico, prende vita. Protagonista è Alvaro, giovane ufficiale che basa tutta la sua vita su valori maschili piuttosto rigidi, il quale vive l’impatto con il femminile attraverso il lato più diabolico della seduzione, privo com’è di una guida paterna: il diavolo, letteralmente, si innamora di lui, apparendogli in forma di una bellissima e dolce fanciulla, Biondetta. Infine Alvaro le sfugge, ma, in realtà, solo per tornare sotto il controllo materno, in una sorta di regressione che non lo rende adulto.

Molto più vicino a noi e già un classico è Il visconte dimezzato di Calvino, il cui autore brilla per la capacità di capire e ritrarre le contraddizioni umane attraverso una facoltà immaginativa libera da schemi comuni. Medardo, il protagonista, è un grande puer che risente dei lati negativi di questa sua natura (l’ingenuità di mettersi davanti al cannone, subendo in pieno il colpo che lo dimezza) ma se ne avvantaggia perché sa recuperare la sorgiva adesione al mondo, l’entusiasmo dell’infanzia. Armonia tra femminile e maschile, istinto e ragione, c’è anche nel suo ritorno allo stato di unità, innescato da due donne, la balia Sebastiana e la pastorella Pamela, ma poi attuato da un medico dallo strano interesse per i fuochi fatui: secondo l’autrice, emblema della «demiurgica e un po’ diabolica fatuità» della fantasia, facoltà dell’anima, ponte fra dolore e serenità.

Avvenire