giovedì 24 marzo 2011

Le terribili parole dei profeti

mSan Salvador, 24 marzo del 1980: alle ore 18.30, mentre sta celebrando l'eucarestia, cade ucciso da un sicario Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo della capitale.


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Oscar Arnulfo Romero (1917-1980), pastore e martire




Era nato a Ciudad Barrios, da una famiglia di razza mista, e aveva maturato la propria vocazione presbiterale dopo aver praticato il lavoro di falegname nel borgo in cui era cresciuto.
Compiuti gli studi a Roma durante il secondo conflitto mondiale, Romero rientrò in patria, dove gli furono conferiti incarichi di sempre maggior responsabilità nella chiesa salvadoregna.
Alla morte dell'arcivescovo Luis Cháver y Gonzales, grande difensore di poveri e oppressi, l'arcidiocesi del Salvador era lacerata da profonde divisioni; Romero fu designato come successore di Cháver, tra la generale soddisfazione dei settori conservatori della società, che lo ritenevano portatore di una spiritualità innocua e disincarnata.
Ma nella drammatica situazione politica e sociale del suo paese, monsignor Romero cominciò a denunciare con forza le ingiustizie e le violenze subite dai contadini e dai poveri del Salvador, confrontando coraggiosamente la realtà quotidiana con l'Evangelo e le sue esigenze.
Promotore del dialogo e della riconciliazione in seno alla chiesa e al paese, nei tre anni del suo episcopato nella capitale la sua popolarità crebbe enormemente; ma assieme al favore dei poveri, egli si attirò anche l'ostilità dei potenti e di parte della stessa gerarchia cattolica nel suo paese.
Fedele al proprio motto episcopale, «sentire con la chiesa», Romero si sacrificò fino a donare la vita per promuovere una profonda conversione del corpo ecclesiale, unico cammino in grado di abilitare la chiesa stessa a denunciare il lato oscuro del mondo. (*)


TRACCE DI LETTURA
Dio in Cristo vive vicinissimo a noi.
E Cristo ci ha dato una norma: «Avevo fame e mi hai dato da mangiare». Dove c'è un affamato, Cristo è vicinissimo a noi. «Avevo sete e mi hai dato da bere»: quando uno bussa alla tua porta e ti chiede dell'acqua, è Cristo, se lo guardi con fede. E del malato che desidera una visita Cristo ti dice: «Ero infermo e sei venuto a visitarmi».
E Cristo è nel carcerato. Quanti oggi si vergognano di prestare testimonianza a favore di persone innocenti! Quale terrore è stato seminato nel nostro popolo se persino gli amici tradiscono gli amici appena li vedono cadere in disgrazia!
Se vedessimo che è Cristo l'uomo bisognoso, l'uomo torturato, l'uomo prigioniero, l'uomo ucciso, lui in ogni figura umana calpestata così indegnamente lungo le nostre strade, scopriremmo questo Cristo calpestato come moneta d'oro che si raccoglie con cura e si bacia, né certo ci vergogneremmo di lui.

Oscar Arnulfo Romero, parole pronunciate il 16 marzo 1980


PREGHIERA
Signore nostro,
il tuo servo Oscar Romero
ha preferito essere perseguitato e morire
piuttosto che rinnegare i suoi fratelli poveri e oppressi:
il dono della sua vita, libagione versata per i poveri,
renda più preziosa la nostra fede in te
e più trasparente la nostra testimonianza
per la giustizia in mezzo agli uomini.
Per Cristo nostro Signore.

* * *
Sempre oggi 24 marzo le Chiese ricordano:


Paul-Irénée Couturier (1881-1953), presbitero e testimone di ecumenismo
Nel 1953 si spegne a Lione Paul-Irénée Couturier, presbitero cattolico la cui vita è un'incontestabile e sincera testimonianza di quell'ecumenismo a cui, anche grazie a lui, la Chiesa cattolica approderà con il concilio Vaticano II.
Couturier era nato a Lione nel 1881. Dopo aver ricevuto una formazione scientifica, entrò in seminario e fu ordinato presbitero. Quando aveva 39 anni, egli fece un'esperienza determinante: mosso dal desiderio di alleviare le sofferenze degli emigrati russi nella regione lionese, ne conobbe la vita e la fede e si convinse della profonda unità che già esisteva con i cristiani d'oriente.
Approfondendo la propria conoscenza del cristianesimo ortodosso, Couturier approdò a Chevetogne, dove fu profondamente toccato dagli scritti del cardinal Mercier e da dom Lambert Beauduin. Diede così inizio a quella che diverrà la «settimana di preghiera per l'unità dei cristiani», convinto che il cuore dell'ecumenismo sia la preghiera stessa di Gesù: «che tutti siano una sola cosa».
Couturier fu anche all'origine del Gruppo di Dombes, nato per promuovere una maggiore conoscenza fra cattolici e protestanti francesi. Egli avviò un'impressionante rete di rapporti epistolari, con i quali seppe intessere la trama essenziale di amicizia e di stima fra cristiani sul cui fondamento prenderanno avvio i grandi dialoghi ecumenici.
Alla sua morte i messaggi di cordoglio giunti al vescovo di Lione da tutte le chiese cristiane testimoniarono l'unanime riconoscimento all'impegno evangelico di un uomo che aveva saputo dare un'anima all'ecumenismo.



TRACCE DI LETTURA
Ogni generazione è chiamata a porsi di nuovo la domanda: che cosa fate voi per guarire il corpo spezzato di Cristo? Da molto tempo, da secoli, la carità, vincolo dell'unità, si è affievolita. L'unità è stata spezzata, i cristiani sono stati disgregati dalla ferita del peccato. E le divisioni persistono perché nei cuori la carità è ancora fredda.
La carità riprenderà la sua fiamma, la sua fiamma di calore luminoso, nel dolore, nell'umiltà, nel pentimento, nella preghiera, nella supplica, nell'ardore e nella perseveranza della preghiera. La preghiera è un combattimento con Dio in cui si trionfa per mezzo della forza stessa di Dio.

Paul-Irénée Couturier, dagli Opuscoli

* * *


(*):Riporto di seguiito uno degli ultimi testi omiletici di Mons. Romero: "L'essenza della Chiesa sta nella sua missione di servizio reso al mondo, al fine di salvarlo nella sua totalità, di salvarlo nella storia, qui e ora. La Chiesa esiste per essere solidale con le speranze e le gioie, con le ansie e le tristezze degli uomini. La Chiesa esiste, come Gesù, "per portare la Buona Novella ai poveri, per guarire quelli che hanno il cuore ferito, per cercare e salvare ciò che era perduto" (Lumen Gentium, 8)... Per dirla in una sola parola, che è capace di riassumere e concretizzare tutto, il mondo, che la Chiesa è chiamata a servire, è per noi il mondo dei poveri...
Questo avvicinamento al mondo dei poveri, lo intendiamo, al tempo stesso, come incarnazione e conversione...
Questo incontro con i poveri ci ha fatto recuperare la verità centrale del Vangelo, nel quale la parola di Dio ci sollecita alla conversione. La Chiesa ha una Buona Novella da annunziare ai poveri. Quelle stesse persone, che per secoli hanno ascoltato solo cattive notizie e vissuto realtà anche peggiori, ora, attraverso la Chiesa, stanno ascoltando la parola di Gesù: "Il Regno di Dio è vicino", "Beati voi, poveri, perchè vostro è il Regno di Dio". E, a partire di lì, hanno pure una Buona Novella da annunziare ai ricchi: che costoro si convertano al povero, per condividere con lui i beni del Regno...
E' una novità, nel nostro popolo, che i poveri vedano oggi, nella Chiesa, una fonte di speranza e un sostegno dato alla loro nobile lotta di liberazione. La speranza che la Chiesa sostiene non è ingenua nè passiva. E' piuttosto un appello che prende le mosse dalla stessa parola di Dio, affinchè le maggioranze povere si assumano la propria responsabilità,affinchè prendano coscienza del proprio stato, affinchè si diano una propria organizzazione - e ciò in un Paese (il Salvador, n.d.r.) in cui, con una intensità che può essere ora maggiore ora minore, tutto questo viene legalmente o in concreto proibito. Ed è pure una difesa, talvolta anche critica, delle loro giuste cause e rivendicazioni. La speranza che predichiamo ai poveri è perchè sia loro restituita la dignità, è per dare loro il coraggio di essere, essi stessi, gli autori del proprio destino. In una parola, la Chiesa non solo si è voltata veso il povero, ma fa di lui il destinatario privilegiato della propria missione, giacchè, come ricorda Puebla, "Dio prende le loro difese e li ama" (n. 1142).
La Chiesa non solo si è incarnata nel mondo dei poveri, dando loro una speranza, ma si è impegnata fermamente nella loro difesa. Le maggioranze povere della nostra nazione sono quotidianamente oppresse e represse dalle strutture economiche e politiche del nostro Paese. Tra noi continuano ad essere vere le terribili parole dei profeti di Israele. Esistono tra noi quanti vendono il giusto pper denaro e il povero per un paio di sandali ; quanti accumulano violenza e rapina nei loro palazzi; quanti schiacciano i poveri; quanti affrettano il sopravvento della violenza, sdraiati su letti di avorio; quanti aggiungono casa a casa e annettono campo a campo, fino a occupare tutto lo spazio e restare da soli nel Paese.
Questi testi dei profeti Amos e Isaia non sono voci lontane di molti secoli fa, non sono solo testi che leggiamo con riverenza nella Liturgia. Sono realtà quotidiane, la cui crudeltà e intensità sperimentiamo ogni giorno.

Oscar Arnulfo Romero, "La dimensione politica della fede", Bologna 1955


Il 23 marzo 1980, al termine della sua omelia, Romero si rivolge direttamente agli uomini della Guardia Nazionale e della Polizia:
"Fratelli, appartenete al nostro popolo, uccidete i vostri stessi fratelli contadini, ma davanti all'ordine di uccidere dato da un uomo, deve prevalere la legge di Dio che dice: NON UCCIDERE... Nessun soldato è obbligato ad obbedire ad un ordine contrario alla legge di Dio... Nessuno deve obbedire ad una legge immorale... E' ora di recuperare la propria coscienza e di NON obbedire all'ordine del peccato. La chiesa che difende i diritti di Dio, della dignità umana, della persona, non può tacere di fronte a questo abominio. In nome di Dio e in nome di questo popolo sofferente i cui lamenti arrivano al cielo ogni giorno sempre più tumultuosi, vi prego, vi supplico, vi ordino in nome di Dio: basta con la repressione".
Il giorno dopo, Romero viene assassinato.